News / Dalla rivista / Frontiere
Nel cuore di una stagione politica segnata dalle proteste per la decisione di Netanyahu di rivedere le prerogative della Corte, il recente attacco di Hamas ha sancito l’avvio di un nuovo round di conflittualità i cui esiti finali non sono prevedibili.
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Stretta fra due Paesi ostili, la Turchia e l’Azerbaigian, che non solo contende il Nagorno-Karabakh ma ha mire espansionistiche sull’intera Armenia, la nazione cristiana non gode più del tradizionale appoggio della Russia e guarda sempre più a Occidente.
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Un secolo fa si consumava l’ultimo atto della persecuzione scatenata dai turchi verso le minoranze cristiane dell’impero: armeni, greci e siriaci. Dopo il genocidio armeno del 1915 e la fine della prima guerra mondiale, la città venne messa a ferro e fuoco.
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Il prossimo 2 ottobre vedrà contendersi la carica di presidente l’icona del progressismo sudamericano e il Trump carioca, in un Paese colpito dalla pandemia e dalla crisi economica. I fattori in gioco e il peso nel voto degli evangelicali e dei militari.
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A trent'anni dalla elaborazione della sua tesi, secondo cui il trionfo del mondo occidentale, con i suoi modelli e i suoi valori, era ormai un destino inevitabile, il politologo statunitense Fukuyama torna a riflettere sulla "fine della storia".

Il filosofo veneziano Massimo Cacciari offre in questo articolo una riflessione sul pensatore tedesco sempre più inattuale e perciò attualissimo. La storia delle civiltà secondo epoche assiali e la ricerca dei simboli che le sostengono. Fino alla prefigurazione di una nuova epoca per la Cristianità, ma senza Europa.

Di quello che è stato uno dei centri nevralgici del primo cristianesimo e della Chiesa d’Oriente, restano oggi poche tracce di antiche chiese e di comunità che resistono. I cristiani sono oggi circa 150mila e vivono soprattutto nel nord-ovest dell’Iran.

Non basta bombardare Daesh, incarcerare gli estremisti o promettere di trovare lavoro ai giovani disoccupati delle periferie. Diamo un ruolo prioritario alla formazione, capace di rispondere al bisogno di credere e al desiderio di sapere degli adolescenti.
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C’è solo un braccio di mare che separa e unisce Italia e Albania, due Paesi legati da un rapporto storico di amicizia. Lo stesso che bagna la Siria, la Libia e l’isola di Kos e che potrebbe essere in futuro la sorgente d’acqua per una convivenza possibile.
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Quale lezione trarre dalla commozione nazionale dopo la strage di «Charlie Hebdo»? Che in un mondo dove tutto si sa, si ascolta, si vede e s’interpreta di sbieco, la condizione per la sopravvivenza di una laicità intelligente si chiama cortesia.
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