News / Dalla rivista / Frontiere
Il nostro mare è tornato prepotentemente alla ribalta ponendosi all’attenzione della politica internazionale. Ma non c’è accordo sulla natura delle minacce politiche e militari cui far fronte. La difficile ricerca di un equilibrio tra solidarietà, sicurezza e paura.
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La prossima visita di papa Francesco in Bosnia esprime la potenza della volontà di sapere cosa resta della tragica vicenda del conflitto e di agire per superarla. Anche se la parola “guerra” ha lasciato una pesante ipoteca sul futuro delle nuove generazioni.
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Gli attuali scenari inducono molti al pessimismo. Ma la vera pace non è solo un fatto politico, dipende anche da ciascuno di noi, se cominciamo a resistere alla violenza e all’odio. I cristiani innanzitutto sono chiamati a custodire la pace.
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Sono infastidito quando si parla di crisi. Sono infastidito dai discorsi apocalittici del tipo: «Il cielo ci cade sulla testa. Tutto è perduto». Perché? Semplicemente perché questi discorsi si fanno da migliaia di anni.
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I numerosi saggi europeistici di Romano Guardini restituiscono non solo la potenza dell’argomentare del filosofo italo-tedesco, ma anche un clima aurorale, una “genesi” del “fatto-Europa”.
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Se oggi in Europa viviamo una sorta di “grado zero” della teoria politica, dipende forse dal fatto che ci troviamo all’interno
di un sistema di pensiero dove si continuano a vedere le cose separate, a compartimenti. O ridotte solo all’economia.

Si impone una risposta spirituale al sovrasfruttamento delle risorse naturali, al consumismo, allo spreco, all’inquinamento. Se la Chiesa trascura di pregare per l’ambiente naturale è come se rifiutasse di dare da bere e da mangiare a un’umanità sofferente.
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A 50 anni dalla morte, il ricordo di uno dei padri della Ue. Grande divoratore di libri, vedeva nell’Europa un progetto in perpetuo divenire. Perché l’Europa come la conosciamo oggi è il risultato di un doppio moto, di unificazione e frantumazione.
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L’economia proposta dal Profeta era giustificata non su basi economiche ma su un piano morale, perciò virtuosa. Una lezione per l’Occidente, ove i debiti non vengono più visti come un obbligo da ottemperare ma un asset su cui fare affari.
