Essere cristiani a Teheran

Essere cristiani a Teheran

12.01.2017
Essere cristiani a Teheran. Viaggio fra passato e futuro
Essere cristiani a Teheran. Viaggio fra passato e futuro
autori: Joseph Yacoub
formato: Articolo
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Dal 28 giugno al 10 luglio 2016 sono stato in Iran per un viaggio di studi sulle tracce del cristianesimo di lingua siriaca o aramaica: si tratta di una pagina largamente sconosciuta della storia dell’Iran. Quello che colpisce maggiormente è quanto poco spazio la maggior parte degli autori che si occupano dell’Iran abbiano riservato ai cristiani di questo Paese, e in particolare agli assiro-caldei di lingua siriaca (o aramaica).
Innanzitutto, i persiani furono testimoni diretti della Pentecoste. Gli Atti degli Apostoli (2,9) menzionano tra i popoli presenti all’evento gli elamiti (Elam o Ilam, Beth Lapat in siriaco, Gundeshapur in pahlavi, fu un’importante sede metropolitana della Chiesa d’Oriente), i parti e i medi, insieme agli “abitanti della Mesopotamia”. Dopo la nascita di Gesù a Betlemme, poi, i “magi d’Oriente” (detti anche saggi mazdeisti o babilonesi) giunsero per rendergli omaggio. Si dice che uno dei tre magi riposi nella chiesa nestoriana di Mart Mariam situata nel cuore della città di Urmia (o Orumieh). Citata dagli specialisti, la chiesa è considerata una delle più antiche di tutta la cristianità (è stata restaurata nel 1944). Una principessa cinese chiamata Bafri la visitò e ne finanziò la ricostruzione nel 642. È possibile: a quell’epoca la Chiesa d'Oriente era presente e prospera in Cina. Secondo gli esperti il nome della principessa compariva sul muro della chiesa fino al termine della prima guerra mondiale. Visitata anche da Marco Polo, la costruzione colpisce per la sua tipica architettura e per la sua antichità. È un luogo visitato dai musulmani iraniani, comprese alcune personalità politiche. L’ex presidente Khatami vi si recò nel settembre 2001 e ne firmò il Libro d’Oro.
Esistono molte tradizioni che raccontano la storia del cristianesimo in questo Paese sin dai primi secoli. Nel suo cammino verso le Indie, l’apostolo Tommaso, fondatore della Chiesa di Mesopotamia, avrebbe pregato insieme ai suoi discepoli sulle rive del lago di Urmia, battezzando numerosi fedeli. Nel villaggio di Mar Nukha (termine aramaico che significa “luogo di riposo”), non lontano dal lago, è stato costruito un edificio religioso proprio nei luoghi dove si dice che Tommaso avrebbe riposato. Esistono anche degli Atti di Tommaso in versione siriaca che raccontano del suo lungo viaggio. Lo scrittore siriaco Bardesane (154-222) riportava già questa antica storia nella sua opera Il libro delle leggi dei Paesi, dove cita, tra i popoli convertitisi al cristianesimo, i gilani (a nord del Mar Caspio), i battri (della Battriana o Bactriana) e i kusani (o késhanayé in siriaco).
Tra i padri del Concilio di Nicea (325) figura Mar Yokhanna (Giovanni), vescovo di Urmia. Aphrahate, uno dei primi padri della Chiesa (270-346), che scriveva in aramaico sotto l’impero sasanide, ed è soprannominato il “saggio persiano”. Nel suo libro Dimostrazioni, difendeva i valori umani universali e denunciava la corruzione in seno alla sua stessa Chiesa (si veda la sua Omelia XIV). Prima degli arabi, i cristiani di Persia, nel VI secolo, grazie a un certo Boudha, tradussero dal persiano pahlavi al siriaco la celebre opera originariamente redatta in sanscrito Calila e Dimna. Il catholicos-patriarca Mar Aba, eletto nel 544 sotto il re Cosroe I, chiamato anche Anoshakrawān (531-579), era di stirpe persiana e si era convertito dal mazdeismo. Anche il celebre monaco Rabban Hormuzd (VII secolo), del quale porta il nome un convento in Iraq (e alcune chiese nella regione di Urmia), è di origine persiana, originario di Ahwaz. Ai suoi famigliari ripeteva spesso: «Diventerò monaco». 

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Josef Yacoub

 

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