Ripartire da don Sturzo: cattolici e politica
![]() Ripartire da don Sturzo: cattolici e politica ieri e oggi
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autori: | Francesco Bonini, Salvatore Martinez, Lorenzo Ornaghi |
formato: | Articolo |
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Inevitabile pietra di paragone
di Francesco Bonini, rettore della Lumsa
Il 18 gennaio 1919 è una data italiana ed europea. Tanto più che tra pochi mesi saremo convocati a quelle che sembrano le prime elezioni politiche europee. Già, da quarant’anni ormai eleggiamo il Parlamento europeo a suffragio universale e diretto, ma sempre come elezioni di secondo ordine. Ovvero di scarso o nullo peso politico. Questa volta non sarà così; la posta in gioco è significativa: questa Unione non va, ma non si può fare a meno di una Unione. Che deve dunque essere riformata. E in effetti era stato proprio il fondatore del Partito Popolare Italiano, don Luigi Sturzo, a promuovere, già nel 1919, poi nell’esilio, i primi contatti per una rete europea dei partiti di ispirazione cristiana. Traguardo cui l’Italia giungeva buona ultima, per via della “questione romana”, pur avendo tutte le carte in regola per avere un ruolo di leadership, culturale, politica e morale.
Il 18 gennaio 1919, infatti, è un punto di arrivo e un punto di partenza. È il punto di arrivo di una storia corale, quella del movimento cattolico dopo l’Unità. La storia di una operosità religiosa, economica, amministrativa, sociale, culturale. Una storia di preti e di laici, una storia plurale, ma unitaria, sia pure con tutti i confronti interni anche duri. È una storia che rivendica la fedeltà al Papa “prigioniero” in Vaticano, ma che di fatto sviluppa e vuole rappresentare l’Italia reale. E cambiarla, migliorarla, riformarla, dare voce al popolo. E così, nell’incertezza dell’Italia “legale”, vertebra la costruzione dell’Italia unita, un’Italia “in cammino”, come titolò Gioacchino Volpe. È un cammino che si accelera durante la guerra, la Grande Guerra, e che arriva, con la pace e quella che un agitatore intellettuale, Gabriele D’Annunzio, definisce la «vittoria mutilata», a un bivio, sull’orlo del precipizio.
Il bivio, costatato il fatto che la guerra ha messo in crisi il sistema, è tra riforme e rivoluzione: l’alternativa che, dalla Russia, percorre e agita tutta l’Europa. Tra progresso sociale e crisi economica, come accadrà qualche anno dopo. L’idea di Sturzo, alla base del programma del Partito Popolare, è proprio che i cattolici, con una nuova opera, il partito, si ponessero come interpreti e rappresentanti delle istanze di rinnovamento, partendo e arrivando all’identità cristiana del popolo, dai suoi bisogni reali. Perciò partito, ovvero struttura moderna, organizzata, e partito popolare, ovvero che dà voce e si pone al servizio del popolo. Con il simbolo dello scudo crociato, che esprime la grande tradizione della presenza cristiana nella vita politico-istituzionale delle tante Italie, a partire dai comuni. Uno scudo su cui è scritta la parola-chiave della politica e della democrazia: libertas.
Il Partito Popolare però non trova posto nel sistema politico in confusa trasformazione: è partito di opposizione, ma deve partecipare al governo, financo al governo Mussolini, mentre peraltro è oggetto della violenza fascista, per cui Mussolini ottiene dal Vaticano l’allontanamento di Sturzo, costretto all’esilio, dalla guida del partito e il suo successore alla segreteria, Alcide De Gasperi, è prima incarcerato e poi in sostanza lui stesso “esiliato” in Vaticano. Salvo poi essere, dopo vent’anni di dittatura e nell’abisso della distruzione, il ricostruttore di un’Italia democratica, di cui Sturzo, rientrato dall’esilio e nominato senatore a vita, sarà coscienza critica. Così lontano, insomma, il 18 gennaio 1919, ma anche così vicino, per tre ragioni.
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Francesco Bonini, Salvatore Martinez, Lorenzo Ornaghi
Salvatore Martinez, presidente nazionale di Rinnovamento nello Spirito
Lorenzo Ornaghi, presidente del Comitato scientifico della Fondazione De Gasperi
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