Todorov contro la xenofobia

Todorov contro la xenofobia

Il multiculturalismo non è il vero pericolo
Il multiculturalismo non è il vero pericolo
autori: Tzvetan Todorov
formato: Articolo
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La pluralità delle culture corrisponde a una situazione banale e non c’è motivo di temerla. L’immigrazione porta parecchi benefici ai Paesi dell’Europa occidentale”: sono queste due delle affermazioni di Tzvetan Todorov,  l’intellettuale francese morto nei giorni scorsi, in un articolo pubblicato sulla rivista “Vita e Pensiero” nel numero 1 del 2011 col titolo "Il multiculturalismo non è il vero pericolo".

Per il noto studioso francese di origine bulgara, di cui Garzanti ha appena pubblicato il libro "Resistenti", “l’acquisizione di una nuova cultura, come sanno tutti gli immigrati, richiede anni e in fondo non finisce mai; quella di una nuova cittadinanza avviene da un giorno all’altro”, ma per una buona coesistenza tra comunità di diversa origine che abitano lo stesso suolo “è necessario che esse possiedano, al di fuori delle tradizioni culturali proprie, uno zoccolo culturale comune, un insieme di conoscenze sui codici in vigore in quella società. Ecco il ruolo dell’educazione, in un senso che ingloba la scuola, ma la supera”. L’analisi di Todorov, che ha ricevuto nel 2010 al Salone del Libro di Torino il premio Bonura per la critica militante promosso dal quotidiano "Avvenire", non pecca di buonismo ed egli chiaramente sostiene che se certi costumi delle culture tradizionali di origine degli immigrati trasgrediscono le leggi, devono essere abbandonati.

Le grandi religioni del passato e del presente – conclude l’articolo - raccomandano all’individuo di praticare l’ospitalità, di aiutare gli affamati e gli assetati, di amare il prossimo (che, come si sa, non è il vicino, ma il lontano). Una raccomandazione del genere non può essere rivolta agli Stati. Ma essi hanno tutto l’interesse a non lusingare passioni politiche primitive come la xenofobia. Nel mondo di oggi, segnato dallo sviluppo folgorante delle comunicazioni e della tecnologia, come dall’unificazione dell’economia, i popoli dei vari Paesi sono diventati più vicini tra loro e più dipendenti gli uni dagli altri. Gli incontri con gli stranieri sono destinati a moltiplicarsi. Ci tocca solo trarre il meglio da questi incontri, a casa loro come da noi, e questo passa attraverso la cooperazione laggiù, l’integrazione qui. Le forze del nostro interesse e della nostra coscienza ci spingono nella stessa direzione”.

 

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