L'8 marzo e l'ora di un nuovo femminismo
![]() Il canto del cigno del femminismo in Italia
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autori: | Lucetta Scaraffia |
formato: | Articolo |
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Commenta a sua volta Scaraffia: “Come ha potuto un movimento che combatteva per la liberazione della donna contribuire alla nascita di una nuova forma di schiavitù femminile? Si tratta di una questione ineludibile, che coinvolge nodi fondamentali, come la definizione dei diritti umani e soprattutto i limiti alla libertà di mercato. Ci sono due caratteristiche di questa operazione che rivelano che si tratta, anche se gratuita, della fabbricazione di un prodotto e non di un legame umano profondo: il fatto che quasi sempre – praticamente non esistono eccezioni – l’ovulo utilizzato per il concepimento non è quello della madre surrogata e, naturalmente, neppure della madre che alleverà il bambino, ma di una terza donna che ha venduto i suoi ovuli. Inoltre, il contratto proposto alla donna che si offre come madre surrogata è una compravendita, si considera il figlio come un prodotto da scegliere e ordinare come a un supermercato, dimenticando volutamente ogni caratteristica umana di questo legame. Bisogna – conclude la storica – leggere questo problema anche alla luce del prossimo futuro, che può riservare la scoperta dell’utero artificiale: forse si stanno solo facendo le prove generali per una definitiva disumanizzazione”.
Sull’argomento la rivista dell’Università Cattolica ha pubblicato anche l’articolo di Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz Teorie sui «generi»: una visione critica, in cui si evidenzia come dal post-femminismo sono nate formulazioni di pensiero che tendono a cancellare le differenze fra uomo e donna (n.1/2006); la riflessione di Sylviane Agacinski La metamorfosi della differenza sessuale (n. 3/2013) e un testo di Alex Langer, La civiltà senza limiti e la gravidanza in leasing, che identificava nella pratica del commercio di organi e dell’utero in affitto un nuovo sfruttamento dell’uomo (“Vita e Pensiero” n. 2/2016).