Due proposte per fermare l'uso delle armi da fuoco
![]() Strategia del buyback per ridurre le armi
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autori: | Raul Caruso |
formato: | Articolo |
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Di fronte all’ennesima strage di persone innocenti accaduta in America si riapre la discussione sulla facilità nell’accesso alle armi da fuoco e nel loro uso da parte di semplici cittadini. Nonostante le intenzioni del presidente Obama, gli Stati Uniti continuano ad essere terreno privilegiato nel mondo dell’utilizzo sfrenato di armi da parte di civili. Come dimostra un articolo di Raul Caruso pubblicato su “Vita e pensiero” nel numero 1-2016, l’aumento del tasso di omicidi è purtroppo facilmente spiegabile con l’aumento del tasso di possessori di armi da fuoco.
Assieme alla proposta di una legislazione più restrittiva della vendita della armi per evitare stragi, omicidi e suicidi, il ricercatore dell’Università Cattolica nel suo studio avanza una proposta che potrebbe rivelarsi quanto mai opportuna: quella della restituzione delle armi allo Stato da parte dei cittadini. Una pratica che ha avuto molto successo ad esempio in Australia: il governo riacquista le armi da fuoco dai cittadini per limitare l’enorme costo sociale della loro disponibilità fra i civili.
Come sottolinea l’articolo, intitolato “Strategia del buyback per ridurre le armi”, nel 1996, all’indomani di una strage operata da un uomo affetto da una malattia mentale, fu approvata una legislazione più severa volta a limitare la diffusione delle armi da fuoco. Elemento fondamentale di questa politica fu appunto il buyback: tra il 1996 e il 1997 circa 650mila armi furono riacquistate e successivamente distrutte. Il risparmio di vite umane in questo caso fu significativo.