L’incubo della "guerra mondiale a pezzi"
![]() La guerra mondiale "a pezzi" tra incubo e speranza
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autori: | Luigi Bonanate, Giuliano Ferrara, Riccardo Redaelli |
formato: | Articolo |
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Nell’agosto 2014, dinanzi ai diversi fronti di crisi che si delineavano ai confini dell’Europa, Papa Francesco iniziò a proporre una formula destinata a imprimersi nella discussione pubblica. "Siamo entrati nella terza guerra mondiale, solo che si combatte a pezzetti, a capitoli", disse allora Francesco. E non si trattava di una provocazione occasionale, perché il pontefice in seguito è tornato più volte sul tema. Quella formula offriva infatti una vera e propria interpretazione generale, capace di tenere insieme i diversi frammenti di un mondo in conflitto. Ed è proprio su questa lettura dei conflitti contemporanei che sul numero 2/2016 di "Vita e Pensiero" si confrontano tre osservatori della politica internazionale come Luigi Bonanate, Giuliano Ferrara e Riccardo Readelli.
Seppur da prospettive diverse, i tre interventi raccolgono infatti la sfida della proposta avanzata da Francesco e in particolare il suo invito a ricercare le tensioni che lacerano il nostro presente. Per Ferrara, la "guerra mondiale a pezzi" è ben più che solo "una evocazione storica o una profezia". Si tratta piuttosto dell’effetto dello "sfarinamento di sistema della prevalenza occidentale, la somma visibile delle diseguaglianze di sviluppo e delle eguaglianze di opportunità politica dovute alla spinta del Sud del mondo e al risveglio islamista come battistrada del più generale risveglio islamico". Uno scenario in cui, dunque, non è affatto escluso che prenda forma un nuovo "bellum omnium contra omnes".
Per Redaelli la proposta di Francesco è invece utile soprattutto per evitare le scorciatoie della tesi dello "scontro delle civiltà", elaborate da Samuel Huntington, perché la guerra "a pezzi" che si sta combattendo oggi nel mondo ha piuttosto i connotati di uno "scontro dentro le civiltà".
Bonanate fornisce infine una lettura ancora più radicale. I "pezzi" di guerra di cui Francesco ha colto le connessioni annunciano addirittura "un mondo in pezzi", ossia "la totale perdita di un’idea di ordine internazionale che possa ricomporre una vita politica pacifica". Nel mondo "in disordine" che si profila già oggi non si può dunque escludere che i diversi "pezzi" possano persino ricomporsi in un conflitto più ampio. Ed è proprio dentro questo scenario così cupo, davvero inedito nella storia del mondo, che va ripensata (e che va coltivata) la
possibilità di un nuovo ordine internazionale.
Seppur da prospettive diverse, i tre interventi raccolgono infatti la sfida della proposta avanzata da Francesco e in particolare il suo invito a ricercare le tensioni che lacerano il nostro presente. Per Ferrara, la "guerra mondiale a pezzi" è ben più che solo "una evocazione storica o una profezia". Si tratta piuttosto dell’effetto dello "sfarinamento di sistema della prevalenza occidentale, la somma visibile delle diseguaglianze di sviluppo e delle eguaglianze di opportunità politica dovute alla spinta del Sud del mondo e al risveglio islamista come battistrada del più generale risveglio islamico". Uno scenario in cui, dunque, non è affatto escluso che prenda forma un nuovo "bellum omnium contra omnes".
Per Redaelli la proposta di Francesco è invece utile soprattutto per evitare le scorciatoie della tesi dello "scontro delle civiltà", elaborate da Samuel Huntington, perché la guerra "a pezzi" che si sta combattendo oggi nel mondo ha piuttosto i connotati di uno "scontro dentro le civiltà".
Bonanate fornisce infine una lettura ancora più radicale. I "pezzi" di guerra di cui Francesco ha colto le connessioni annunciano addirittura "un mondo in pezzi", ossia "la totale perdita di un’idea di ordine internazionale che possa ricomporre una vita politica pacifica". Nel mondo "in disordine" che si profila già oggi non si può dunque escludere che i diversi "pezzi" possano persino ricomporsi in un conflitto più ampio. Ed è proprio dentro questo scenario così cupo, davvero inedito nella storia del mondo, che va ripensata (e che va coltivata) la
possibilità di un nuovo ordine internazionale.
Damiano Palano
Damiano Palano insegna Scienza politica e Teoria politica dell’età globale all’Università Cattolica del Sacro Cuore, dove è anche direttore del Dipartimento di Scienze politiche e di Polidemos (Centro per lo studio della democrazia e dei mutamenti politici). Tra i suoi libri più recenti, Bubble democracy. La fine del pubblico e la nuova polarizzazione (2020).
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