Rilanciare la poesia spesso emarginata
![]() Poesia e sacralità contro l’era della chiacchiera
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autori: | Franco Loi |
formato: | Articolo |
prezzo: | |
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L’ha segnalato con energia Maurizio Cucchi sulle pagine della nostra rivista nel 2010 (“La poesia può salvarci dal tele-italiano”): giornali e riviste culturali in Italia trascurano enormemente, a volte ignorano deliberatamente la poesia. E anche nelle librerie, viene da aggiungere, ben difficilmente si trovano scaffali ad essa dedicati. Eppure, diceva Cucchi, “la poesia è ancora lo strumento migliore per salvaguardare la lingua; si rende responsabile di ogni minima scelta linguistica: ogni sillaba, ogni segno di interpunzione, ogni pausa devono avere un senso, nulla può essere lasciato al caso”. Insomma, nell’età delle banalizzazioni televisive e dell’impoverimento linguistico, la poesia riveste anche una funzione decisiva nell’uso responsabile delle parole.
Il 21 marzo è la Giornata mondiale della poesia e tante parole appunto si sprecheranno. La realtà, come ha ben documentato un’inchiesta di Alessandro Zaccuri realizzata alcuni mesi fa su “Avvenire”, è che gli editori l’hanno quasi cancellata dai loro orizzonti e non la pubblicano più. Eppure, come ha segnalato in un articolo nel 2007 sempre su “Vita e pensiero” Roberto Mussapi (“Poesia e sacro, un rapporto indissolubile”), la poesia può essere considerata l’ultima urna depositaria del sacro, “in un mondo sottoposto alla legge del numero, dell’interpretazione quantitativa”. Un compito sottolineato anche da Franco Loi, uno dei massimi poeti viventi italiani, in un altro testo della rivista: Poesia e sacralità contro l’era della chiacchiera”.
Come si vede, il bimestrale di cultura e dibattito ha dedicato molti articoli alla sorte della poesia: per non stilare un elenco che può risultare fastidioso ricordiamo soltanto altri autori: Mario Luzi, Luciano Erba, Valerio Magrelli, Guido Oldani. E siccome questa Giornata non può essere solo l’occasione per un’analisi apocalittica, ricordiamo infine un’intervista ad Alda Merini. Così la poetessa, di cui fra l’altro ricorre oggi l’anniversario della nascita, rispondeva all’ultima domanda: “Lo studio dei testi poetici è necessario, essenziale. Se penso che a volte nelle università i miei testi sono oggetto di corsi o di tesi di laurea, non posso trattenermi dal sorridere: io, che non sono nemmeno laureata…”.
Roberto Righetto
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