Umberto Eco e la Chiesa che non ride
![]() Ridere o non ridere. Il postmoderno è comico?
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autori: | Olivier Mongin |
formato: | Articolo |
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La morte di Umberto Eco ha ricordato a tutti l’importanza del riso nella vita quotidiana. Tutti hanno rammentato che nel romanzo Il nome della rosa si evoca un monaco ultrarigorista, Jorge da Burgos, che detesta il riso ed è contrario alla rappresentazione dei mostri propria dell’arte romanica: per lui il silenzio deve prevalere perché non si sa mai quanto di brutale può uscire dal corpo.
Per Eco come per il grande storico del Medioevo Jacques Le Goff il riso è il secondo grande nemico del monaco assieme all’ozio. Ed è certamente vero che nel corso dei secoli molti padri della Chiesa l’hanno denigrato, assumendo a unico criterio valido l’assunto, tutto da verificare, che Gesù non ha mai riso. In realtà molti studiosi hanno contrastato il cliché dello scetticismo della tradizione biblica e del Medioevo cristiano contro l’espressione del riso, dall’episodio delle nozze di Cana alla figura di san Francesco d’Assisi.
Su questi temi vale la pena rileggersi un articolo del saggista francese Olivier Mongin pubblicato su "Vita e Pensiero" nel n.1-2013 dal titolo Ridere o non ridere: il postmoderno è comico?, un excursus dal Medioevo ai comici contemporanei che prende spunto dalla famosa distinzione di Freud sui tre tipi di riso (la battuta, il comico e l’umorismo) per arrivare alle teorie di Bergson e agli exploit di Charlot.
Per approfondire si segnalano anche l’articolo più recente di Régis Debray Per una pedagogia dell’umorismo in "Vita e pensiero" n. 5-2015 dedicato alle polemiche scatenatesi dopo la strage parigina di "Charlie Hebdo".
Roberto Righetto
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