Ricoeur: L'Europa e la crisi della coscienza storica
![]() L'Europa e la crisi della coscienza storica
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autori: | Paul Ricoeur |
formato: | Articolo |
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Le patologie della memoria, sostiene Paul Ricoeur, affliggono il Vecchio Continente. Certi popoli soffrono di eccesso di memoria, altri di difetto di memoria. Il senso della storia può far riscoprire l’Europa in quanto spazio d’integrazione delle migrazioni passate, presenti e a venire.
Prima di occuparmi in maniera specifica dell’Europa e della coscienza storica dell’Europa, vorrei fissare il quadro concettuale delle mie riflessioni. In questo senso, adotto ben volentieri il vocabolario proposto da Reinhart Koselleck nei suoi lavori – Critica illuminista e crisi della società borghese (1959) e soprattutto Futuro passato: per una semantica dei tempi storici (1965) – dedicati a una semantica filosofica applicata precisamente alla nozione di tempo storico e di coscienza storica. Conserverei, delle analisi del professore dell’Università di Bielefeld e di Chicago, i seguenti tre aspetti che superano il caso dell’Europa e nello stesso tempo permettono di cogliere la specifica coscienza storica europea.
Il primo aspetto concerne la polarità di base tra ciò che Koselleck chiama “spazio d’esperienza” e “orizzonte d’attesa”. Per “spazio d’esperienza” bisogna intendere l’insieme delle eredità del passato in cui le tracce sedimentate costituiscono in qualche modo il suolo sul quale si appoggia ciò che possiamo definire con Kulturwandel (letteralmente “svolta culturale”). Ma non c’è spazio d’esperienza polarmente opposto a un orizzonte d’attesa sul quale si proiettano le previsioni e le anticipazioni, i timori e le speranze, se non addirittura le utopie, che danno un contenuto al futuro storico. Aggiungiamo subito che l’orizzonte del futuro è irriducibile allo spazio dell’esperienza, e che la dialettica tra questi due poli è ciò che assicura la dinamica della coscienza storica.
Secondo tratto: lo scambio tra spazio d’esperienza e orizzonte d’attesa si produce nel presente vivente di una cultura. Questo presente non è riducibile a un punto sulla linea del tempo, una semplice frattura tra un prima e un dopo. Così definiremmo solo un istante qualunque, non il presente vivente. Questo è il mediatore della dialettica tra spazio d’esperienza e orizzonte d’attesa. È ricco di passato e imminente di futuro. Inoltre, non si riduce alla semplice presenza dell’ambiente, detto altrimenti alla percezione del mondo così come si offre al nostro sguardo. Esso comporta la forma attiva e pratica di ciò che si potrebbe chiamare iniziativa, se la si concepisce come la capacità d’intervenire nel corso delle cose, il potere di produrre nuovi avvenimenti.
Infine vorrei sottolineare un terzo aspetto della coscienza storica, la percezione di un orientamento nello scorrere del tempo. Questo orientamento trae il suo primo impulso dall’orizzonte di attesa, poi coinvolge correlativamente lo spazio d’esperienza, sia per impoverirlo sia per arricchirlo, infine conferisce all’esperienza del presente il grado di senso o di non senso che dona finalmente alla coscienza storica il suo valore qualitativo, irriducibile alla dimensione semplicemente cronologica del tempo. Senso, qui, significa contemporaneamente direzione e significazione proprio come nel significato francese di senso.
Prima di occuparmi in maniera specifica dell’Europa e della coscienza storica dell’Europa, vorrei fissare il quadro concettuale delle mie riflessioni. In questo senso, adotto ben volentieri il vocabolario proposto da Reinhart Koselleck nei suoi lavori – Critica illuminista e crisi della società borghese (1959) e soprattutto Futuro passato: per una semantica dei tempi storici (1965) – dedicati a una semantica filosofica applicata precisamente alla nozione di tempo storico e di coscienza storica. Conserverei, delle analisi del professore dell’Università di Bielefeld e di Chicago, i seguenti tre aspetti che superano il caso dell’Europa e nello stesso tempo permettono di cogliere la specifica coscienza storica europea.
Il primo aspetto concerne la polarità di base tra ciò che Koselleck chiama “spazio d’esperienza” e “orizzonte d’attesa”. Per “spazio d’esperienza” bisogna intendere l’insieme delle eredità del passato in cui le tracce sedimentate costituiscono in qualche modo il suolo sul quale si appoggia ciò che possiamo definire con Kulturwandel (letteralmente “svolta culturale”). Ma non c’è spazio d’esperienza polarmente opposto a un orizzonte d’attesa sul quale si proiettano le previsioni e le anticipazioni, i timori e le speranze, se non addirittura le utopie, che danno un contenuto al futuro storico. Aggiungiamo subito che l’orizzonte del futuro è irriducibile allo spazio dell’esperienza, e che la dialettica tra questi due poli è ciò che assicura la dinamica della coscienza storica.
Secondo tratto: lo scambio tra spazio d’esperienza e orizzonte d’attesa si produce nel presente vivente di una cultura. Questo presente non è riducibile a un punto sulla linea del tempo, una semplice frattura tra un prima e un dopo. Così definiremmo solo un istante qualunque, non il presente vivente. Questo è il mediatore della dialettica tra spazio d’esperienza e orizzonte d’attesa. È ricco di passato e imminente di futuro. Inoltre, non si riduce alla semplice presenza dell’ambiente, detto altrimenti alla percezione del mondo così come si offre al nostro sguardo. Esso comporta la forma attiva e pratica di ciò che si potrebbe chiamare iniziativa, se la si concepisce come la capacità d’intervenire nel corso delle cose, il potere di produrre nuovi avvenimenti.
Infine vorrei sottolineare un terzo aspetto della coscienza storica, la percezione di un orientamento nello scorrere del tempo. Questo orientamento trae il suo primo impulso dall’orizzonte di attesa, poi coinvolge correlativamente lo spazio d’esperienza, sia per impoverirlo sia per arricchirlo, infine conferisce all’esperienza del presente il grado di senso o di non senso che dona finalmente alla coscienza storica il suo valore qualitativo, irriducibile alla dimensione semplicemente cronologica del tempo. Senso, qui, significa contemporaneamente direzione e significazione proprio come nel significato francese di senso.
Armato di questi strumenti concettuali vorrei ora caratterizzare la coscienza storica dell’Europa. Metterò l’accento dapprima sulla crisi che oggi patisce questa coscienza storica e rischierò poi qualche annotazione dedicata al capovolgimento della dissoluzione in ricostruzione. Cominciando dallo spazio d’esperienza proprio dell’Europa, mi piacerebbe sottolineare i due caratteri maggiori che condizionano tutte le forme possibili di Kulturwandel che non mancheranno di essere esaminate nel corso del nostro incontro. Ciò che bisogna subito sottolineare è la complessità dell’eredità ricevuta dal passato. Questa è, di fatto, il risultato dell’intreccio di tradizioni forti straordinariamente eterogenee: quella dell’Israele antico e del cristianesimo primitivo, frammiste molto presto alle culture greca poi latina, il meticciato giudeo-greco prosegue di crisi in crisi attraverso il Medioevo, il Rinascimento, la Riforma, l’epoca dei Lumi, il Romanticismo fi losofi co, letterario e politico eccetera.
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Paul Ricoeur
Paul Ricoeur, tra i maggiori testimoni e protagonisti della coscienza filosofica del Novecento, con la sua opera originale e multiforme ha percorso la fenomenologia, l'esistenzialismo, l'ermeneutica e la psicanalisi.
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