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Se pensate che il web sia la soluzione per tutto, se non vi accorgete che le istituzioni e le persone hanno molto da dare, se non volete essere ridotti a bersagli per la pubblicità, leggete questo pezzo; chissà, poi potreste voler fare una bella passeggiata in piazza.

Le patologie della memoria affliggono il Vecchio Continente. Certi popoli soffrono di eccesso di memoria, altri di difetto di memoria. Il senso della storia può far riscoprire l’Europa in quanto spazio d’integrazione delle migrazioni passate, presenti e a venire.

Tra venti di guerra e scontri economici e sociali, sembriamo consegnati alla competizione aggressiva. La biologia – a volte usata per giustificare la guerra – oggi ci racconta che la compassione e la cura abitano tra gli uomini da milioni di anni.

Solo l’incontro con la carne viva di chi ha attraversato il male ed è rimasto capace di offrire un sorriso ci fa capire la realtà. La parola “fraternità” ha senso solo se la verifichiamo di persona, incontrando e accogliendo i dannati della Terra.

I matrimoni dei single, ormai arrivati anche in Italia, svelano il tentativo ingenuo del narcisista di mascherare, tra grandiosità patologica e trepida rinuncia a sé, il bisogno di amore vero. Solo una spregiudicata pedagogia della fede può disinnescare l’insidiosa affinità tra auto-realizzazione e narcisismo.

La geografia non è una scienza simile alle altre ma è un sapere polarizzato tra luoghi specifici e modelli generali. Due poli, come quelli della Terra, che ne fanno il sapere per natura globale.

Due intelligenze artificiali di Facebook sembrano conversare in una lingua sconosciuta. Non ci stupisce che la conversazione preveda scarti rispetto alle regole, ma di fronte alle macchine intelligenti sembriamo in preda a un “gioioso etilismo tecnologico”.

Più che celebrare anni “formidabili”, vogliamo ricordare che l’impulso che animava i sessantottini - sostiene la storica Maria Bocci - era una richiesta di autenticità contro la società borghese, alimentata da settori del mondo cattolico.
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I classici del cinema o della tv sono semplicemente i film e i programmi antichi, o quelli già inseriti nelle varie antologie? Oppure i classici sono il frutto di una “civiltà matura”, consapevole di sé e del proprio linguaggio? Lo abbiamo chiesto ad Aldo Grasso.

Dalla Mostra del cinema di Venezia ai vari festival letterari, ormai è costume far intervenire scrittori, filosofi, attori o registi sui fatti di attualità, col rischio di ripetere soliti banali slogan. Che competenza possono esprimere intellettuali e star sul mondo in cui viviamo? Non è preferibile che lo scrittore o il pensatore si dedichi al meglio al suo mestiere? L'abbiamo chiesto al critico Alfonso Berardinelli.
