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L’avvicinamento degli adolescenti “radicalizzabili” fa parte della guerra virale che si diffonde nel mondo. Come possiamo reagire di fronte al male radicale? È urgente esercitare un controllo attento ai punti deboli nelle possibili prede dei folli di Dio - ci dice Julia Kristeva - che si annidano, spesso inavvertite, ai margini della società o nelle patologie latenti.

Ogni testo è sempre il risultato di un “processo” che si fonda sul motivo del displacement o estraniamento. Un percorso che si identifica con quell’essere alla ricerca di una nuova vita e lungo il quale lo scrittore si interroga, elabora, cancella, ridefinisce.

Perché non riesce alla Turchia, dopo più di cent’anni, di fare i conti col passato attraverso un serio atto di contrizione, come la Germania dopo il 1945? Solo una questione di orgoglio nazionale, come se un passato oscuramente colpevole potesse macchiare l’onorabilità della nazione di oggi? E’ passato un secolo dalla tragedia che colpì gli armeni ma la ferita della strage sanguina come se fosse appena avvenuta. Nei giorni scorsi papa Francesco si è recato per tre giorni in quello che fu il primo Paese a dichiararsi cristiano. Un Papa che, ricordiamo, non ebbe alcun problema un anno fa, ricordando le vicende del 1915, a parlare di “genocidio”.

Di fronte all’ennesima strage di persone innocenti accaduta in Usa si riapre la discussione sulla facilità nell’accesso alle armi da fuoco e nel loro uso. Assieme alla proposta di una legislazione più restrittiva della vendita, emerge un'altra proposta: la restituzione delle armi allo Stato da parte dei cittadini.
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Nell’agosto 2014, dinanzi ai diversi fronti di crisi che si delineavano ai confini dell’Europa, Papa Francesco iniziò a proporre una formula destinata a imprimersi nella discussione pubblica. "Siamo entrati nella terza guerra mondiale, solo che si combatte a pezzetti, a capitoli." Ed è proprio su questa lettura dei conflitti contemporanei che sul numero 2/2016 di "Vita e Pensiero" si confrontano tre osservatori della politica internazionale come Luigi Bonanate, Giuliano Ferrara e Riccardo Redaelli.

"Trovo perfettamente assurdo che i Quaderni Neri siano trattati come un elemento nuovo, e che certi colleghi tentino di sublimare dal punto di vista della storia dell’essere l’antisemitismo di Heidegger e tutto il resto del suo indicibile e sordo risentimento": così il filosofo tedesco Jürgen Habermas in un’intervista che compare sul nuovo numero di “Vita e pensiero” a proposito del suo rapporto con Heidegger e sul coinvolgimento dell’autore di "Essere e Tempo" col regime nazista.
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«È possibile recuperare un concetto condiviso di “natura” antropologica che impedisca di scivolare nelle sabbie mobili del relativismo (so che è sgradito tale termine, ma lo adotto come simbolo di una molteplicità sfaldata e babelica)»? Da questa domanda partiva il saggio del cardinale Gianfranco Ravasi "Breve riflessione sulla natura uman" (VeP 1/2016), sottolineando come la “natura umana” possa essere recuperata, in un quadro personalista, a partire dalla figura cristiana del “prossimo”. Tre filosofi provano ad articolare una risposta.

Dopo il recente Salone del libro di Torino, alcuni dati sulla lettura dei giovani italiani sorprendono. L'analisi compiuta su "Vita e pensiero" nel numero in uscita prende in esame le letture dei giovani tra i 15 e i 24 anni, dal 2011 al 2015. Già 1,084 milioni di giovani ha letto o scaricato libri online negli ultimi 3 mesi e 1,010 milioni ha ordinato o acquistato libri, inclusi ebook, su internet negli ultimi 12 mesi.

"L'assenza di donne nelle sfere decisionali della Chiesa come uno scandalo nella società contemporanea di cui non si vede una significativa inversione di tendenza”. Così scriveva due anni fa Lucetta Scaraffia su "VIta e pensiero". Quasi rispondendo a queste sollecitazioni, il Pontefice ha ipotizzato che una donna possa dirigere un dicastero vaticano.

Il nostro Paese ha fatto davvero i conti con il proprio passato sulla dolorosa pagina del terrorismo? Il Giorno della memoria delle vittime del terrorismo, che si celebra lunedì 9 maggio, è l’occasione per rivisitare alcuni articoli sulla memoria condivisa e sulla riconciliazione che i nostri concittadini hanno saputo o meno far proprie. Dall'analisi dello storico Agostino Giovagnoli alle parole di Mario Calabresi sul perdono all'excursus letterario di Ermanno Paccagnini.
