Neruda, Borges e il silenzio di Dio
![]() Neruda, Borges e il silenzio di Dio
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autori: | Víctor Manuel Fernández |
formato: | Articolo |
prezzo: | |
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Borges e Neruda si ponevano agli antipodi, dal punto di vista politico. Nel 1971 Borges non volle ricevere Neruda perché era ambasciatore di un governo comunista. Neruda, a sua volta, dirà nel 1973 che «Borges ragiona come un dinosauro». Tuttavia si ammiravano reciprocamente in quanto scrittori, e lo dichiaravano pubblicamente. La conclusione riguardante i loro “disincontri” la offre Neruda: «Non capisce che cosa stia accadendo nel mondo moderno e crede che nemmeno io lo capisca. Quindi siamo d’accordo».
Tra i due c’è un’altra somiglianza: ha a che vedere con l’atteggiamento di fronte a Dio e a Gesù Cristo – per quanto possiamo considerare entrambi gli scrittori, in una prospettiva concettuale, agnostici. Qui mi interessa metterli a confronto da quest’ultimo punto di vista.
Neruda e Dio: dalla donna all’amore per i poveri
Il senso del divino nell’opera di Neruda – citerò i titoli delle poesie di Neruda seguiti dalle iniziali dell’opera in cui sono contenute: C (Crepuscolario), CG (Canto generale), FE (Il fromboliere entusiasta), FI (Il fiume invisibile), MIN (Memoriale di Isla Negra), VC (I versi del Capitano), VP (Venti poesie d’amore e una canzone disperata) – emerge specialmente nell’ambito della sua relazione con la donna. È lei la mediazione più importante perché la sete d’infinito affiori: «E lei saprà saziar la sete mia divina» (Laus Deo, FI). Neruda non esita a paragonare la presenza di lei nel proprio intimo a quella di Dio che abita l’acqua che scorre: «Per sentirti nelle mie vene come Dio nei fiumi» (Amore, C).
Non è raro che il suo linguaggio amoroso acquisti tonalità liturgiche, o sembri riferirsi a un progetto trascendente, preesistente, che dà senso alle esperienze più profonde della vita:
E quando t’affacci
tutti i fiumi risuonano
nel mio corpo, scuotono
il cielo le campane,
e un inno empie il mondo.
(La regina, VC)
Forse il tuo sogno
si separò dal mio
e per il mare oscuro
mi cercava,
come prima,
quando ancora non esistevi,
quando senza scorgerti
navigai al tuo fi anco
e i tuoi occhi cercavano
ciò che ora
– pane, vino, amore e collera –
ti do a mani piene,
perché tu sei la coppa
che attendeva i doni della mia vita.
(La notte nell’isola, VC)
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Tra i due c’è un’altra somiglianza: ha a che vedere con l’atteggiamento di fronte a Dio e a Gesù Cristo – per quanto possiamo considerare entrambi gli scrittori, in una prospettiva concettuale, agnostici. Qui mi interessa metterli a confronto da quest’ultimo punto di vista.
Neruda e Dio: dalla donna all’amore per i poveri
Il senso del divino nell’opera di Neruda – citerò i titoli delle poesie di Neruda seguiti dalle iniziali dell’opera in cui sono contenute: C (Crepuscolario), CG (Canto generale), FE (Il fromboliere entusiasta), FI (Il fiume invisibile), MIN (Memoriale di Isla Negra), VC (I versi del Capitano), VP (Venti poesie d’amore e una canzone disperata) – emerge specialmente nell’ambito della sua relazione con la donna. È lei la mediazione più importante perché la sete d’infinito affiori: «E lei saprà saziar la sete mia divina» (Laus Deo, FI). Neruda non esita a paragonare la presenza di lei nel proprio intimo a quella di Dio che abita l’acqua che scorre: «Per sentirti nelle mie vene come Dio nei fiumi» (Amore, C).
Non è raro che il suo linguaggio amoroso acquisti tonalità liturgiche, o sembri riferirsi a un progetto trascendente, preesistente, che dà senso alle esperienze più profonde della vita:
E quando t’affacci
tutti i fiumi risuonano
nel mio corpo, scuotono
il cielo le campane,
e un inno empie il mondo.
(La regina, VC)
Forse il tuo sogno
si separò dal mio
e per il mare oscuro
mi cercava,
come prima,
quando ancora non esistevi,
quando senza scorgerti
navigai al tuo fi anco
e i tuoi occhi cercavano
ciò che ora
– pane, vino, amore e collera –
ti do a mani piene,
perché tu sei la coppa
che attendeva i doni della mia vita.
(La notte nell’isola, VC)
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Víctor Manuel Fernández
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