Luigi Campiglio: Sviluppo e demografia: ecco la generazione core

Luigi Campiglio: Sviluppo e demografia: ecco la generazione core

Sviluppo e demografia: ecco la generazione core
Sviluppo e demografia: ecco la generazione core
autori: Luigi Campiglio
formato: Articolo
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Nell’anno 1 d.C. la popolazione nel mondo è stata stimata in circa 250 milioni, rimanendo stazionaria a questo livello fino all’anno 1000: sale a 460 milioni nel 1500, 679 nel 1700 e 954 milioni nel 1800. È solo nel XIX secolo che la popolazione supera il miliardo e nel 1850 è stimata in circa 1,2 miliardi (Biraben): nel 1950 la popolazione raddoppia a 2,6 miliardi e nel 2050 le recenti previsioni dell’Onu ipotizzano una popolazione di 9,6 miliardi, che dovrebbero stabilizzarsi e diventare 10,9 miliardi nel 2100.
Il Pil pro-capite nel mondo, e quindi il tenore di vita, sarebbe aumentato di circa 9 volte fra il 1870 e il 2010 (Maddison): il condizionale è d’obbligo perché il mondo del 1870 è difficilmente confrontabile con quello del 2010. Il denominatore ha un certo grado di eterogeneità sul piano fisico e culturale (la popolazione è più alta e più istruita), ma l’eterogeneità è molto più elevata al numeratore, perché nel corso di un secolo e mezzo l’innovazione tecnologica ha completamente cambiato la natura dei beni e servizi e il nostro modo di vivere (è oggi normale accendere la luce o ascoltare la radio). L’ordine di grandezza nell’aumento della popolazione e della qualità della vita è perciò senza precedenti: mai, nei due millenni trascorsi, il mondo era cambiato così radicalmente in un tempo così breve. Popolazione, innovazioni radicali e aumenti della produttività, a beneficio del tenore di vita, sono improvvisamente balzati all’insù. Come ha chiarito Adam Smith, la divisione del lavoro è una delle cause centrali dell’aumento di produttività, la quale a sua volta dipende dall’ampiezza del mercato e quindi, in ultima istanza, dalla popolazione. Se il mondo si sta muovendo verso una popolazione stazionaria, la questione cruciale è quella di disegnare istituzioni tali per cui la società conservi la sua vitalità e la capacità di innovazioni radicali. In questa prospettiva ciò che conta non è la popolazione in sé, ma la sua struttura per generazioni. Dopo tutto al Medioevo dobbiamo gli occhiali, la carta, la bussola (Frugoni) mentre il Rinascimento è dominato dal genio di Leonardo da Vinci. Un nuovo mondo è in formazione e la fase di lunga transizione potrebbe essere dolorosa, per le ferite sociali delle disuguaglianze mondiali e i conflitti che l’hanno finora caratterizzata. È in questa prospettiva che la generazione core acquista un’importanza decisiva.

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