10 parole per le 100 candeline di Gianni Rodari: la fantasia di un maestro che ha studiato in Cattolica

10 parole per le 100 candeline di Gianni Rodari: la fantasia di un maestro che ha studiato in Cattolica

24.10.2020
di Roberto Cicala

Tra i mille colori dei festeggiamenti nel centenario di Gianni Rodari, nato sul lago d’Orta il 23 ottobre 1920, scegliamo il colore dell’inchiostro di tante lettere editoriali e abbozzi di filastrocche che hanno segnato il suo successo con Einaudi: è, tra le righe, un invito alla rilettura di un autore che piace ai piccoli di oggi e affascina anche gli adulti, tanto da meritarsi un volume di 1800 pagine dei “Meridiani” Mondadori appena uscito. Ecco 10 parole per un ritratto editoriale del mago Gianni che ha avuto una fortuna di traduzioni nel mondo come pochi autori italiani contemporanei: così le lingue della fantasia sono diventate infinite per lui, che frequenta proprio la facoltà di lingue in Università Cattolica nel 1939, da giovane dell’Azione Cattolica che si è diplomato maestro l’anno prima; abbandonando poi i corsi per lavorare. Dopo la caduta del fascismo amici lo introducono nel partito comunista, grazie al quale inizia a fare il giornalista per testate come “L’Unità” (non a caso sarà molto tradotto nei Paesi del blocco sovietico). E quasi per caso un dirigente, Pajetta, lo manda a Roma per curare un periodico per ragazzi, “Il pioniere”, non avendo nessun altro che se ne occupi: da lì nasce una vocazione per la scrittura dedicata all’infanzia. Ecco le 10 parole:

1. Filastrocche. «Ho ricevuto le Filastrocche e tocco il cielo con tutte e dieci le dita. In famiglia mi guardano e trattano con accresciuto rispetto, e per la prima volta posso chiudere la porta del mio studio (anche se ci vado a leggere un libro). Insomma, ho ricevuto i calzoni lunghi: se ha dei nemici, disponga di me»: lo scrive all’editore appena riceve Filastrocche in cielo e in terra: è il 1960, l’esordio con lo Struzzo con i disegni di Munari. Sta diventando un autore importante, accanto a Italo Calvino. La sua strada è nella…

2. Scrittura. Inuna lettera del 1962 indirizzata a Daniele Ponchiroli, il redattore capo dell’editrice torinese: «L’altra settimana ho preso una stanza in albergo e ho fatto lo scrittore. Sorretto da un ottimo calorifero, da una cucina sana e non troppo piccante e dallo spettacolo della neve che cadeva fuori dalla finestra come in un presepio, scrivevo a macchina otto-nove ore al giorno, e così per sette giorni, e a venir via mi veniva da piangere». Rodari era divenuto famoso in Italia dopo il successo straordinario in Urss (addirittura con l’emissione di un francobollo) del Romanzo di Cipollino, in cuii protagonisti sono frutta e verdure. Così se ne interessa l’Einaudi e nasce un sodalizio straordinario con lo…

3. Struzzo. Lo Struzzo rappresenta la casa di Giulio Einaudi, l’editore che Rodari chiama in molti modi, come «don Julio Einaudi, Hidalgo editorial». Ma l’animale-logo è anche il nome della nuova collana popolare del 1970, voluta da Giulio Bollati sulla scia degli “Oscar” a poco prezzo, “Gli struzzi”. Il best seller è Favole al telefono, sempre accompagnate dagli schizzi di Munari, con la copertina con il disco dell’apparecchio telefonico com’era a quel tempo. Quando riceve la prima copia (il n. 14 della collana) scrive subito al suo editore, l’8 marzo 1971: «Ho ricevuto, sì, il mio Struzzo telefonico. Per me, entusiasmante. Oltretutto, a 600 lire, anche i fumatori di trinciato forte potranno ora comprare le mie favole… Il coraggio di infilare il mio nome tra Lee Masters e Brecht io non l’avrei mai avuto». Rodari è consacrato scrittore e impara a usare bene la…

4. Lima. Il labor limae diventa un’arma fondamentale nella sua battaglia per dare dignità alla scrittura per l’infanzia, a quel reputata pregiudizialmente letteratura di serie B (e oggi?). Quando ancora sta componendo le Favole al telefono aveva sentito il bisogno di scrivere a Bollati, l’alter ego dell’editore: «Settanta-ottanta cartelle a macchina… rilette orizzontalmente, verticalmente, diagonalmente, in retroversione, nello specchio, al microscopio, al telescopio, al caleidoscopio e contro il vetro smerigliato del tavolo luminoso». La verve non gli manca, ma gli serve la lima perché la semplicità indica molto lavoro, soprattutto per fondere…

5. Fantasia e realtà. Come afferma in più di un’occasione nella Grammatica della fantasia, il suo capolavoro saggistico, l’’immaginazione e la creatività sono strumenti da usare nella vita di tutti i giorni. È quello che prova a spiegare in una filastrocca dove racconta che le fate sono fuggite dal nostro mondo poiché nessuno più prestar loro attenzione, a causa della crisi. I problemi sociali gli importano molto e riferendosi alla selezione fatta da Arpino delle sue filastrocche per la pubblicazione d’esordio scrive: «A me la scelta fatta sembra ottima… essendo rimaste tutte le più “politiche” (o almeno non conformiste), il tono dell’insieme – che io temevo potesse sembrare troppo idillico – è invece robusto». È molto importante voler volare con la fantasia senza mai staccarsi da terra, dalla realtà, che gli importa molto, anche per parlare di…

6. Dolore. Rodari ha infatti introdotto nelle storie per i suoi piccoli lettori temi della realtà di tutti i giorni e ha sempre spronato i bambini a usare la loro grandissima forza creativa per immaginarsi un futuro differente e migliore, in cui nessuno ricordi più che cos’è il dolore, che cosa significa piangere e si chiede se: «i bimbi di domani / rivedranno le lacrime / dei bimbi di ieri…», Vuole dare ai suoi lettori la voglia di cambiare il mondo. Per far questo non bisogna aver paura di sbagliare. Sono molto importanti gli…

7. Errori. Ce lo spiega già nel suo primo libro einaudiano: racconta ad esempio di una parentesi aperta che si prese il raffreddore perché uno scolaro si era dimenticato di chiuderla; di un accento che cadde sulla città di Como trasformandola in un comò… Errori che aiutano la fantasia; e le sue storie, che sforna con…

8. Impazienza. È la stessa dei bambini. E Rodari è soprattutto impaziente di fronte alle attese che la pubblicazione di un libro comporta, in un’altra lettera editoriale: «ero scalpitante, non dormivo la notte, tormentato da quel fastidioso pisello sotto i materassi, da quel pensiero inquietante: che ne sarà delle mie storielle? Possibile che ancora non si sia provveduto a farne un’edizione su carta pergamena, con illustrazioni di Salvador Dalí e Andrea Mantegna?» L’impazienza è però anche per i soldi che non gli arrivano mai. E questioni di soldi sono legate spesso alle...

9. Traduzioni. Di ritorno dalla Bulgaria scrive nel giugno 1977 con il solito spirito ironico: « torno da un viaggio in Bulgaria, dove sono stato giustamente accolto come un trionfatore e dove il nome di Einaudi è su tutte le bocche, che non perciò perdono ventura, anzi rinnuovano come fa la luna. Nella celeberrima “valle delle rose” è stata creata una rosa cui la più bella ragazza del paese ha imposto il nome di Giulio, in onore – ex aequo – di Giulio Einaudi e di Giulio Bollati… A me sono stati regalati: un cavallo bianco targato Plovdiv, un antico monastero incassato nei monti di Rila, un bottiglione di aria dei Balcani. Un autentico successo». Tutto quindi procede per il meglio ma alla fine di quegli anni settanta si affaccia un’altra parola, la decima, l’ultima per noi…

10. Morte. In C’era due volte il barone Lamberto, grazie alle parole il protagonista Lamberto non muore ma rinasce. È l’ironica testimonianza del sentimento di morte che Gianni Rodari, ormai malato, cerca di esorcizzare proprio in quel suo ultimo romanzo. Al centro della storia sta la parola (che pronunciata di continuo non fa morire), metafora della stessa letteratura, dell'esistenza che rifugge dall'omologazione. E la forza umana e sociale della scrittura è in effetti il segreto delle parole di Rodari. Senza il bisogno di rispolverare alla lettera il segreto egiziano del barone Lamberto di ridire il nome per farlo rivivere, l'opera dello scrittore conserva il segreto per continuare a vivere. E più viene letto, anche all’attenzione di questo centenario, più vive e vive la speranza nella parola.

«Continuo a sperare che da grande farò lo scrittore», scrive in una lettera del 1966 a Giulio Einaudi. Anni dopo risponde a Roberto Cerati, il direttore commerciale, un anno prima della sua morte: «Come vedi, sto finalmente imparando un mestiere, l’anno prossimo avrò sessant’anni, mi sembra l’età giusta per cominciare». Non ci arriverà ma ogni generazione nuova che lo legge continua ad aiutarlo a «cercare insieme le parole per amare».

Roberto Cicala

Roberto Cicala (1963) insegna editoria libraria e multimediale in Università Cattolica a Milano, è presidente del Centro Novarese di Studi Letterari, direttore editoriale di Interlinea e scrive di libri e letteratura su riviste e quotidiani tra cui “La Repubblica” e “Avvenire”. Gli interessi principali di studio riguardano la poesia (in particolare su Clemente Rebora, con pubblicazione di inediti), l’editoria (con l’attività del Laboratorio di editoria dell’Università Cattolica e la cura di volumi di studio sulle carte d’archivio di case editrici, in particolare Mondadori ed Einaudi), la bibliografia (curando ricerche bibliografiche e mostre in varie sedi italiane). Attenzione dedica anche alla geografia letteraria, sulle orme degli studi di Carlo Dionisotti. Tra bibliografia ed editoria ha svolto ricerche dedicate a figure di autori contemporanei come Mario Soldati, Gianni Rodari e Sebastiano Vassalli. Ha curato diverse antologie. In ambito editoriale ha collaborato come autore al Grande Dizionario Gabrielli della Lingua Italiana di Mondadori e a progetti dell’Istituto Geografico De Agostini, frequentando il piccolo editore di poesia Vanni Scheiwiller. La collana più originale tra quelle che dirige è "Nativitas", unica nel suo genere in Europa, che ha ottenuto il premio Venezia-San Vidal per la migliore nel 1999. Per l’attività di editore ha ottenuto il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio nel 2006. Nell’ambito dell’editoria multimediale ha curato nel 1998 progetto e avviamento del primo portale di letteratura italiana www.Letteratura.it e una delle prime trasposizioni interattive della Divina Commedia per La Scuola.

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