Il Benedetto XVI di Seewald

Per lunghi tratti si legge come un romanzo la monumentale biografia che Peter Seewald ha dedicato al novantatreenne Joseph Ratzinger, pubblicata a maggio in tedesco, annunciata in nove lingue ed esemplarmente edita da Garzanti (Benedetto xvi. Una vita. Traduzione di Giuliana Mancuso, Monica Manzella, Paola Rumi, pagine 1295, euro 40). L’autore è un giornalista e conosce Ratzinger dal 1992, quando lo intervistò per la prima volta: «Nel corso degli anni seguenti – scrive – sono state all’incirca duemila, se non di più, le domande che posi prima al cardinale, poi al papa e infine al papa emerito», confluite in quattro libri intervista (Sale della terra, 1996; Dio e il mondo, 2000, Luce del mondo, 2010; Ultime conversazioni, 2016), best seller in decine di lingue.
Proprio l’essere giornalista costituisce il limite e il vantaggio principali di questa biografia. Il Benedetto xvi di Seewald non è infatti opera di uno storico, bensì di uno scrittore, di formazione non cattolica, ed è questo punto di vista, simpatetico ma esterno, che la caratterizza rispetto a opere analoghe, edite mentre i pontefici erano ancora viventi e da loro favorite: come quelle di George Weigel su Giovanni Paolo ii o, un secolo prima, di Charles de T’Serclaes su Leone xiii.
Affascinato dalla figura di Ratzinger, l’autore ha il merito di riportare senza troppi filtri personali e fedelmente (sia pure con alcuni errori), quanto ha ricostruito in ripetuti incontri con Benedetto xvi anchedopo la rinuncia al pontificato. Seewald si è poi potuto giovare di molte testimonianze – del fratello di Ratzinger, del segretario Georg Gänswein, di antichi amici e colleghi intervistati dal teologo Manuel Schlögl – e ha utilizzato una bibliografia, peraltro quasi solo tedesca.
In una biografia così estesa e particolare molte sono le novità, anche rispetto al bel libro di ricordi, esile ma denso, che il cardinale Ratzinger pubblicò a settant’anni, prima in Italia (La mia vita, 1997) e poi in altre undici lingue. L’opera di Seewald risulta così una fonte imprescindibile, che pur simpatizzando con il protagonista non ne nasconde i limiti, e condivide giudizi anche critici: per esempio sulla sua scarsa capacità di governo o di affrontare i conflitti, risultando a volte – per alcuni retroscena di vicende del pontificato, che avrebbe meritato collaboratori più capaci – di una franchezza addirittura ruvida.
Appassionante è la narrazione della giovinezza in una famiglia di condizioni molto modeste e profonda fede cattolica, che porta i due fratelli Ratzinger a entrare in seminario. Il contesto è la campagna bavarese degli anni trenta, mentre il regime nazista si fa oppressivo, fino allo sterminio dell’ebraismo europeo e alla guerra. La ricostruzione di Seewald segue minuziosamente, nei durissimi anni del dopoguerra, la formazione del giovane chierico, timido, sensibile al fascino femminile – e questo spiega il rapporto di salda amicizia con alcune donne che accompagnerà Ratzinger per tutta la vita – ma interiormente deciso nella sua scelta e molto dotato sul piano intellettuale.
Avvince poi il racconto degli studi e delle vicende accademiche del giovane e brillante teologo, tutt’altro che tranquille per le sue posizioni molto avanzate, della partecipazione al Vaticano ii da protagonista dietro le quinte (come consigliere di fiducia dell’arcivescovo di Colonia, il cardinale Josef Frings, capofila dei riformatori) e del difficile periodo successivo, che segna però l’affermazione definitiva di Ratzinger. E a cinquant’anni la svolta, con l’episcopato a Monaco (1977-1982), i ventitré anni come prefetto dell’antico Sant’Uffizio (1982-2005) e il pontificato (2005-2013), concluso dalla clamorosa ma non sorprendente rinuncia, quasi tre anni prima annunciata di fatto a Seewald nel suo terzo libro intervista.
In definitiva, questa bella biografia – in Italia significativamente pubblicata da un grande editore laico – svela la figura complessa di un intellettuale consapevole della difficoltà di trasmettere e rendere viva la tradizione cristiana, che Ratzinger conosce e ama come pochi. E soprattutto di un credente che ha sempre voluto «liberare dalle incrostazioni il vero nocciolo della fede, restituendogli energia e dinamismo», come ha mostrato la sua opera in tre volumi (2007-2012) su Gesù.
Giovanni Maria Vian
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