IL PIÙ ANTICO DISEGNO DELL'UOMO?
di Fiorenzo Facchini
Un frammento di roccia con nove sottili linee rosse disegnate con l’ocra 75.000 anni fa nella grotta di Blombos in Sud Africa: la scoperta, di cui ha riferito recentemente la rivista Nature, rappresenterebbe il più antico disegno di Homo sapiens.
Qualche anno fa erano state segnalate nella stessa grotta conchiglie forate di Nassarius, ricoperte di ocra rossa, e placchette di ocra con incisioni di oscuro significato, riferibili alla stessa epoca. I nuovi reperti sono una conferma delle scoperte precedenti e arricchiscono il quadro archeologico dell’epoca con una documentazione di attività simbolica realizzata da Homo sapiens in Africa molto prima del sapiens europeo di 30-20.000 anni fa, a cui viene riferita l’arte parietale e mobiliare del Paleolitico superiore.
Negli ultimi anni sono stati segnalati numerosi reperti che retrodatano nel tempo le manifestazioni dell’arte rupestre lasciate sia da rappresentanti di Homo sapiens dell’Africa, di epoca più antica del sapiens europeo, sia dall’umanità preneandertaliana europea, come documentano alcuni dipinti di 64.000 anni fa in grotte della Spagna.
Ma la presenza di ocra ossa è stata segnalata in siti preistorici anche più antichi. Ne ricordiamo alcuni: nel secondo strato di Olduvai (1,2 milioni di anni fa), a Terra Amata (Nizza, 0,4 milioni di anni fa), nell’accampamento paleolitico di Isernia (730.000 anni fa), a Becov, in Boemia, in un sito acheuleano di 250.000 anni fa.
Il significato dell’uso dell’ocra ci sfugge. Molto probabilmente ha un significato simbolico, che con il tempo si arricchisce e diventa più chiaro quando il simbolismo si fa figurativo con la rappresentazione di animali cacciati dall’uomo sulle pareti delle grotte.
L’antichità dell’uso dell’ocra con qualche significato simbolico non deve stupirci, perché la capacità simbolica non nasce con Homo sapiens, e neppure con il simbolismo figurativo, ma si lega a ciò che di specifico ha l’uomo: il pensiero e il senso estetico.
Il simbolismo è da ritenersi antico quanto l’uomo, contraddistingue l’uomo in quanto essere che pensa. Esso è documentato anche dai prodotti della tecnica, una espressione del simbolismo che abbiamo chiamato funzionale. Si pensi agli strumenti bifacciali del Paleolitico inferiore. I più antichi, segnalati in Etiopia, risalgono a 1,8 milioni di anni fa: rivelano una lavorazione intenzionale e simmetria nella scheggiatura sulle due facce e lungo i margini dello strumento. Si coglie un senso estetico che va oltre la funzionalità dello strumento. Per questo sono da ritenersi espressione di una capacità simbolica.
L’attività simbolica accompagna l’uomo da quando compare sulla terra, anche se le manifestazioni possono essere assai diverse nel tempo, e appaiono legate alle condizioni e interessi di vita, all’ambiente, alle scoperte.
La capacità di astrazione, che è alle radici del pensiero simbolico, era posseduta dall’uomo preistorico, da quando l’ominide ha preso coscienza del suo esistere, ha avuto coscienza del suo essere pensante.
Per comunicare con i suoi simili e lasciare traccia di sé l’uomo preistorico ha utilizzato dei segni lasciandoli impressi su materiale duro (roccia, pietra…). Nelle espressioni più antiche di simbolismo si ritrovano segni puntiformi, linee, bastoncini ripetuti, che vengono denominati ideogrammi. Essi sembrano precedere le rappresentazioni figurative (pittogrammi), tipiche del Paleolitico superiore.
Le linee rosse osservate nei frammenti di roccia della grotta di Blombos di 75.000 anni fa ne sono testimonianza. Passerà del tempo per arrivare al simbolismo figurativo di Homo sapiens del Paleolitico superiore, con le rappresentazioni degli animali cacciati dall’uomo nelle pareti delle grotte o negli strumenti che fabbricava.
Ma l’uomo che pensava c’era.
Fiorenzo Facchini
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