La cura della terra
di Simone Morandini
Reazioni veloci
Non è certo un'emozione negativa la paura: il suo ruolo è quello di presentare direttamente al nostro sistema motivazionale i pericoli possibili, aiutandoci a sfuggirli. Dotandoci di essa l'evoluzione ha offerto all'Homo Sapiens - così come ad altri viventi - un potente strumento per sopravvivere, in un mondo in cui numerose minacce esigevano reazioni veloci. Per i nostri progenitori dedicare tempo ad analizzare se un lontano oggetto in movimento fosse o meno un pericoloso predatore poteva essere letale: meglio ascoltare la paura e reagire immediatamente (magari con la fuga). Ancora oggi è importante disporre di un simile sistema di reazioni veloci dinanzi all'inatteso che entra nel nostro spazio, minacciandolo: un oggetto che compare nel nostro campo visivo, puntando diritto al nostro occhio, ci fa scattare in posizione difensiva, per proteggerci la vista. L'effetto collaterale è, d'altra parte, che ogni inizio - ogni avvio di attività o pratiche nuove - ci suscita sempre un po' di paura, preoccupati come siamo di ciò che potrebbe accadere e che temiamo di non riuscire a controllare.
Reazioni distorte
Anche la riflessione morale conosce bene l'importanza delle emozioni e ha imparato a guardarsi dalla tentazione di considerarle ingenuamente, come realtà irrilevanti. Il loro peso nel muovere i nostri comportamenti è invece determinante, anche quando essi si pongono a livelli di complessità ben più elevati dell'immediata dinamica azione-reazione. Questo, in effetti, è il problema anche per la paura: spesso ci facciamo determinare da essa anche quando la minaccia avvertita è solo apparente. La nostra percezione immediata, infatti, è ormai spesso inadeguata rispetto al contesto socio-ambientale della nostra esistenza, con il suo intricato gioco di fattori, assai diversi da quelli che toccavano i primi Sapiens.
Si pensi al mutamento climatico - probabilmente la minaccia più grave che interessa oggi la società umana e l'intero mondo della vita: le sue avvisaglie sono così soft, così graduali che ne avvertiremo effettivamente il peso solo quando sarà troppo tardi per farvi fronte. Deboli, irresponsabilmente deboli, sono dunque le reazioni sociali ad esso, a maggior ragione se confrontate con quelle violente scatenate in Europa o negli USA da un'immigrazione percepita come travolgente ed aggressiva (ma che ha in realtà numeri e caratteristiche ben diverse).

Reazioni morali
L'etica inviterà allora a prendere sì sul serio la paura, ma accompagnandola con un'attenta pratica del discernimento, che sappia cogliere la realtà delle cose, oltre la percezione immediata. In questa direzione ci orienta del resto anche l'etimologia stessa del termine responsabilità, che invita a rispondere (respondeo) agli appelli che ci giungono dal reale e dal volto degli altri, dopo averne valutato attentamente il peso (rei pondus, ponderare). Solo così sapremo distinguere tra novità portatrici di minaccia e quelle che invece irrompono come stimoli carichi di futuro - quelli che in un linguaggio teologico diremmo vivificanti segni dei tempi. Potremmo leggere in tal senso l'enciclica Laudato Si' di papa Francesco: come formazione ad una paura eticamente informata, come invito ad apprendere la distinzione tra ciò che davvero minaccia oggi la famiglia umana e ciò che invece la fa crescere, nella responsabilità e nella ricerca comune della cura della terra.
Reazioni veloci
Non è certo un'emozione negativa la paura: il suo ruolo è quello di presentare direttamente al nostro sistema motivazionale i pericoli possibili, aiutandoci a sfuggirli. Dotandoci di essa l'evoluzione ha offerto all'Homo Sapiens - così come ad altri viventi - un potente strumento per sopravvivere, in un mondo in cui numerose minacce esigevano reazioni veloci. Per i nostri progenitori dedicare tempo ad analizzare se un lontano oggetto in movimento fosse o meno un pericoloso predatore poteva essere letale: meglio ascoltare la paura e reagire immediatamente (magari con la fuga). Ancora oggi è importante disporre di un simile sistema di reazioni veloci dinanzi all'inatteso che entra nel nostro spazio, minacciandolo: un oggetto che compare nel nostro campo visivo, puntando diritto al nostro occhio, ci fa scattare in posizione difensiva, per proteggerci la vista. L'effetto collaterale è, d'altra parte, che ogni inizio - ogni avvio di attività o pratiche nuove - ci suscita sempre un po' di paura, preoccupati come siamo di ciò che potrebbe accadere e che temiamo di non riuscire a controllare.
Reazioni distorte
Anche la riflessione morale conosce bene l'importanza delle emozioni e ha imparato a guardarsi dalla tentazione di considerarle ingenuamente, come realtà irrilevanti. Il loro peso nel muovere i nostri comportamenti è invece determinante, anche quando essi si pongono a livelli di complessità ben più elevati dell'immediata dinamica azione-reazione. Questo, in effetti, è il problema anche per la paura: spesso ci facciamo determinare da essa anche quando la minaccia avvertita è solo apparente. La nostra percezione immediata, infatti, è ormai spesso inadeguata rispetto al contesto socio-ambientale della nostra esistenza, con il suo intricato gioco di fattori, assai diversi da quelli che toccavano i primi Sapiens.
Si pensi al mutamento climatico - probabilmente la minaccia più grave che interessa oggi la società umana e l'intero mondo della vita: le sue avvisaglie sono così soft, così graduali che ne avvertiremo effettivamente il peso solo quando sarà troppo tardi per farvi fronte. Deboli, irresponsabilmente deboli, sono dunque le reazioni sociali ad esso, a maggior ragione se confrontate con quelle violente scatenate in Europa o negli USA da un'immigrazione percepita come travolgente ed aggressiva (ma che ha in realtà numeri e caratteristiche ben diverse).

Reazioni morali
L'etica inviterà allora a prendere sì sul serio la paura, ma accompagnandola con un'attenta pratica del discernimento, che sappia cogliere la realtà delle cose, oltre la percezione immediata. In questa direzione ci orienta del resto anche l'etimologia stessa del termine responsabilità, che invita a rispondere (respondeo) agli appelli che ci giungono dal reale e dal volto degli altri, dopo averne valutato attentamente il peso (rei pondus, ponderare). Solo così sapremo distinguere tra novità portatrici di minaccia e quelle che invece irrompono come stimoli carichi di futuro - quelli che in un linguaggio teologico diremmo vivificanti segni dei tempi. Potremmo leggere in tal senso l'enciclica Laudato Si' di papa Francesco: come formazione ad una paura eticamente informata, come invito ad apprendere la distinzione tra ciò che davvero minaccia oggi la famiglia umana e ciò che invece la fa crescere, nella responsabilità e nella ricerca comune della cura della terra.
Simone Morandini
Simone Morandini insegna Teologia della creazione all’Istituto di studi ecumenici S. Bernardino (Venezia) ed è membro del gruppo Custodia del creato della CEI.
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