LE DONNE SCONOSCIUTE DI PADRE GEMELLI

LE DONNE SCONOSCIUTE DI PADRE GEMELLI

07.03.2020
di Velania La Mendola

Com’è noto padre Gemelli fonda la rivista Vita e Pensiero nel 1914 insieme a mons. Olgiati, Vico Necchi e una donna, Armida Barelli, amministratrice del gruppo. Ma oltre alla figura della battagliera fondatrice dell’Azione Cattolica femminile, alla quale sono stati dedicati libri e biografie, ci sono altre donne che collaborano con il frate e futuro fondatore dell’Università Cattolica. Spesso delle emerite sconosciute, o meglio, donne di cui nessuno oggi ricorda nome e relative imprese. Insegnanti, scrittrici, nobildonne e religiose si alternano sulle pagine della rivista, celando storie curiose e intrecci politici e culturali. In omaggio alla festa della donna ecco qualche ritratto ricavato spulciando nell’archivio dei primi anni della rivista.

La prima firma femminile
La prima donna a scrivere sulla rivista è ANGELINA DOTTI, che nel 1915 firma una recensione (negativa) al libro di Piero Giacosa, Anteo, pubblicato da Treves. L’autrice è definita «Una nostra egregia collaboratrice» in un articolo successivo dedicato al centenario della morte di Matilde di Canossa. Se ne trova una breve notizia biografica in una nota dell’epistolario di Clemente Rebora curato da Margherita Marchione: «Dell’alta borghesia ferrarese, faceva parte dell’Unione Femminile Nazionale, un’associazione aconfessionale e di spirito liberal-risorgimentale sorta a Milano all’inizio del Novecento per iniziativa di Ersilia Maino-Bronzini». Alla fine del 1902, insieme con Adelaide Coari, Adele Colombo e Pierina Corbetta, la Dotti fu tra le fondatrici del Fascio democratico cristiano milanese, le stesse che nel 1904 daranno vita alla rivista “Pensiero e Azione”. Le donne dell’associazione insistevano sulla necessità di una maggior cultura e di più ampi diritti civili per la parte più debole della società, chiedendo un’organizzazione "separata" per le donne cattoliche.

Le contessine
Più lunga fortuna sulla rivista avrà la contessina CLEMENTINA DE COURTEN (1887-1971), che esordisce nel n. 9 del 1916 (scriverà fino al 1928) con un articolo intitolato La moda in tempo di guerra che fin dall’incipit mette in guardia gli snob della cultura: «Non s’impazienti e non distolga gli occhi sdegnosamente il lettore cortese, che vede spuntare una parola tanto femminile e frivola in una rivista di coltura. La “moda” è forse tanto lontana dalla coltura? No, certo». Da qui parte una rassegna artistica della moda, dall’antico Egitto a Michelangelo, fino ai contingenti giorni di guerra. L’articolo ha dell’eccezionalità in ogni caso, tanto che la redazione si premura di giustificarlo in una nota: «Questo articolo […] ci sembra più che mai opportuno non solo per le contingenze presenti, ma anche perché i giornali hanno annunciato che al Ministero dell’Industria si stanno facendo studi per la pubblicazione di un provvedimento tendente a frenare l’eccessivo lusso dell’abbigliamento femminile». Per cui nella moda «vi è tanta debolezza, a fuggirla, quanta a rendersene schiavi. Ma dobbiamo imitarla in quello che ha di bello, di morale, di serio, di armonioso e distinto» senza dimenticare età, figura e condizione.Insomma donne siate morigerate per i tempi gravi che si corrono, ma con stile.

La contessina, lettrice di francese dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, fu in pericolo durante la seconda guerra mondiale, essendo la sorella dell’ammiraglio Raffaele De Courten, ministro della Marina del Governo Badoglio. Dopo l’8 settembre avrebbe continuato a ricevere lo stipendio dall’Ateneo nonostante, come altri (ad es. Lazzati internato in un campo tedesco), non avesse potuto impartire il corso. «Fermata dalla polizia» si racconta sempre sulla rivista «venne liberata per intervento del rettore padre Gemelli che provvide anche a farla ospitare in casa di una famiglia sicura».

Sorella della contessina è MARIA LUISA GIARTOSIO DE COURTEN, che è invece esperta di letteratura inglese e che su Vita e Pensiero scrive solo una volta, nel 1917, per presentare la scrittrice Christina Georgina Rossetti. È traduttrice per numerose case editrici italiane, tra cui Einaudi: a lei dobbiamo la traduzione di Grandi speranze di Dickens (1959) tuttora in commercio.

L’intellettuale della famiglia Cadorna
Con l’articolo Disciplina e libertà (n. 11, 1916) esordisce la figlia del generale CADORNA, CARLA, terziaria, l’intellettuale della fervente famiglia cattolica (altre due figlie erano suore) che, stando a quanto riporta lo storico Mario Isneghi, «non poca influenza ebbe nelle scelte del padre il quale, superando la “laicità” dell’esercito sabaudo, reintrodusse la figura del cappellano militare». Una figura ricoperta anche da Agostino Gemelli e Giovanni Semeria, del quale, come scrive Daniele Bardelli, Carla era «amicissima». Proprio a quest’ultimo scriveva nello stesso anno un’accorata lettera in sostegno delle scuole miste: «Mi pare che la donna sarebbe più facilmente la compagna morale e intellettuale dell’uomo e non il suo trastullo».

La poetessa lodata da Carducci
Nel 1916 esordisce sulla rivista la poetessa e musicista LUISA ANZOLETTI con un articolo dedicato alla storia del Duomo di Trento, città di cui era originaria. Di lei Carducci scrisse: «ormai anche le donne vogliono fare dei versi belli», che presumiamo volesse essere, per i tempi che furono, un complimento.Di indubbio interesse è la rete di contatti che Luisa Anzoletti costruì nel corso della sua vita: 
Antonio Stoppani, Cesare Cantù, Giovanni Verga, Geremia Bonomelli sono alcuni dei corrispondenti dei suoi epistolari; di lei, inoltre, scrissero anche Antonio Fogazzaro e il già citato Carducci. Fu una delle prime propagandiste del femminismo cristiano e dedicò una biografia alla matematica milanese Maria Gaetana Agnesi.

L’insegnante insignita dai Savoia
MARIA NOGARA ALBANI
, moglie dello studioso classicista Bartolomeo Nogara, amico di Pio XI e direttore dei Musei Vaticani dal 1920 fino alla morte nel 1954 (anch’egli autore per Vita e Pensiero), fu insegnante e traduttrice. Studiosa del Manzoni,nel 1917 pubblica degli articoli in cui racconta l’ultimo soggiorno a Parigi dello scrittore servendosi di lettere inedite. Sarà insignita nel 1944 da Umberto II di Savoia del titolo di baronessa insieme al marito, che nel 1943 aveva messo in salvo molte opere d’arte in Vaticano proteggendole dai bombardamenti.

La brutta e fascinosa Zia Beppina
Ricordiamo infine GIUSEPPINA TADDEI (1859-1923) che tra il 1917 e il 1918 scrive sulla rivista un ciclo di articoli intitolato Profili di guerra dove si parla naturalmente di donne da prendere ad esempio, tutte nobili: la Principessa Elena di Savoia duchessa d’Aosta, Elisabetta regina del Belgio e la Duchessa di Sutherland. La Taddei è detta “zia Beppina” dalle sue sorelle dell’Opera della Regalità e nonostante fosse: «vecchia, brutta, sorda, quasi cieca», così la descrive la Barelli, aveva un«fascino soprannaturale» e«un’anima di profonda vita interiore».

L’elenco delle autrici sulla rivista continua e si infoltisce nel tempo, raccontando di traverso una lunga storia di un contributo culturale che dai primi del Novecento fino al nuovo millennio si rinnova negli argomenti e nello stile; non più solo letteratura, religione o costume, ma anche filosofia, economia, scienza, lavoro, diritto, ecc. Una riscossa femminile che pian piano da dietro le quinte (moltissime le impiegate che curavano gli aspetti amministrativi della rivista nei primi anni, come si evince dalle carte d’Archivio), conquista il primo piano: ormai, prendendo spunto dal Carducci, “anche le donne” hanno uno spazio nella cultura. Un pensiero a chi ha iniziato il cammino, anche da qui.

(L'immagine è una rielaborazione del quadro "In tram" di Virgilio Guidi, 1923).

Velania La Mendola

Velania La Mendola, giornalista pubblicista, è responsabile della Comunicazione e dell'Ufficio stampa della casa editrice Vita e Pensiero e fa parte della redazione del quindicinale online VP Plus. Collabora con il master di Editoria dell'Università di Pavia. Si occupa di storia dell'editoria del Novecento e le sue ricerche prendono spesso spunto dai carteggi custoditi dagli archivi editoriali. In particolare si è occupata di Hemingway per la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, di Sciascia e della sua corrispondenza con la casa editrice Einaudi, di Edilio Rusconi e del suo archivio privato, della casa editrice Vita e Pensiero per il catalogo storico dei 100 anni. È stata Componente del Comitato di redazione della Rivista internazionale di studi sciasciani «Todomodo». Scrive di libri per "Presenza" e "Cattolicanews". È presidente dell’associazione culturale Festamobile e coordina il gruppo di studenti universitari "I giusti continuano a leggere".

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