Libro religioso: a un passo dalla crisi
La crisi del libro religioso e, in particolare, della cultura e dell'editoria cattolica continua a ritmi accelerati. Già in passato si erano avvertiti vari segnali in questo senso e il recente Rapporto 2017 dell'Uelci ne è stato un'ulteriore conferma, come si è già avuto modo di rilevare, e come anche altri (Roberto Righetto e Alessandro Zaccuri tra i primi) hanno avuto modo di ribadire, evidenziandone gli aspetti più problematici.
I segnali sono quelli di un mercato in arretramento, fatto di pochi titoli che riescono realmente ad emergere, ad avere successo di pubblico e comunque una buona vendibilità, soprattutto in pochi settori e sulla scia di determinati eventi ecclesiali, passati i quali si torna alla calma piatta.
Ma i segnali sono anche quelli di case editrici cattoliche costrette a cedere completamente l'attività o a far entrare in partecipazioni significative altri soci più idonei a governare (e rilanciare) le aziende, o più attrezzate a gestirle commercialmente. È il caso, ad esempio, di acquisizioni, cessioni di rami d'azienda, accorpamenti o alleanze recenti fatte da EDB (Marietti 1820), Claudiana (Paideia), Marcianum (Studium), Morcelliana (SEI) e altre ancora, come Erikson (Il Margine), di cui si parla in questi giorni. È possibile che, data la precarietà della situazione, ci siano altre trattative in corso, e questo è un segnale di “fine servizio”, almeno in forma autonoma, che coinvolge anche case editrici dall'antico e glorioso passato.
Qualcuno potrebbe osservare che questi fenomeni avvengono anche sul versante laico; anzi, sono la normalità, visto che stanno aumentano le fusioni sul piano editoriale, promozionale e distributivo. Soltanto che le cause, là, sono molteplici, mentre qui, per le case editrici cattoliche, spesso il problema è uno solo: gli istituti religiosi proprietari, per difficoltà economico-finanziarie interne, si trovano costretti ad “abbandonare” le loro case editrici, e queste non hanno più l'ossigeno (risorse e personale adeguato) per andare avanti. Naturalmente, il fatto che gli editori più robusti riescano ad assorbirle, resta pur sempre, se non un impoverimento o addirittura una perdita d'identità del marchio, un suo appannamento e in genere un destino di marginalità, nel contesto dei nuovi assetti e delle nuove esigenze. Ma fintanto che in Italia non si riuscirà a fare un piano Marshall per la lettura, coinvolgendo la Chiesa nella sua totalità, dal centro alla periferia, la situazione attuale non potrà mutare di molto.
Giuliano Vigini
Guarda tutti gli articoli scritti da Giuliano Vigini