Disoccupazione giovanile, i nodi da sciogliere
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I limiti nelle politiche su lavoro e sviluppo hanno reso l’Italia uno degli Stati europei con la più alta probabilità che un giovane risulti un costo sociale anziché una risorsa. Suggerimenti per evitare il rischio di intrappolamento nella precarietà. La rapida crescita della disoccupazione in Europa, successivamente alla crisi economica, si è concentrata sui giovani. Soprattutto nei Paesi mediterranei, la disoccupazione giovanile (che interessa chi ha meno di 25 anni) ha toccato punte allarmanti. In Spagna, Grecia, Portogallo e Italia, il tasso di disoccupazione rilevato da Eurostat all’inizio del 2013 era superiore al 40%, con punte del 50% in Spagna e Grecia. In particolare, la probabilità di essere disoccupato per un giovane è doppia, e in alcuni casi persino tripla, rispetto alla media dei lavoratori. Una generazione di giovani, quelli nati tra la fi ne degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, si ritrova a cercare un posto di lavoro in una congiuntura economica così depressa da rendere (quasi) vano ogni tentativo di trovare un’occupazione che offra qualche prospettiva di reddito e stabilità. |