È dedicata al genocidio culturale messo in atto dall’Isis la copertina del nuovo fascicolo di “Vita e Pensiero”. In questo numero la rivista ospita la testimonianza di Amal E. Marogy, esperta di studi neo-aramaici e fondatrice di Aradin Charitable Trust, istituzione nata con l’obiettivo di formare un’élite libera da ideologie politiche in grado di costruire una società più giusta. Tra gli altri contributi, notevole l’intervento di Guzmán M. Carriquiry Lecour, segretario della Pontificia commissione per l’America latina, che prende in esame il progetto di riforma della Chiesa di papa Francesco. Per la letteratura, la scrittrice e psicoanalista Julia Kristeva offre la sua interessante chiave di lettura dei racconti céliniani. Nella sezione “Scenari economici”, Giampiero Bianchi si sofferma sugli Accordi quadro internazionali, mentre Emanuela Mora e Ivana Pais affrontano il tema della sharing economy. Ricche di spunti di riflessione le “Discussioni”, con gli articoli di Nando Pagnoncelli, Carlo Ossola e Simonetta Polenghi, e la sezione “Polemiche culturali”: si va dalla pillola della bontà di Andrea Lavazza, all’universalità e al cristianesimo in un’età secolarizzata di Adriano Fabris, passando per le subculture giovanili attraverso la lettura sociologica di Simone Tosoni, fino al mondo televisivo, per scoprire con Massimo Scaglioni chi sono e cosa fanno gli autori del piccolo schermo. Infine, l’“Intruso” Chiara Gamberale racconta come ha iniziato giovanissima a mettere su carta i suoi pensieri e a pubblicare ancora ventenne.
Dal Concilio al prossimo convegno di Firenze fino all’Anno Santo: solo abitando con mitezza la città degli uomini la Chiesa rimarrà una “Chiesa di popolo” caratterizzata non dall’essere più o meno “liquida”, ma dall’essere concreta.
Dopo solo due anni è sempre più chiaro il progetto di riforma del Papa argentino, che vuole una Chiesa vicina alla gente, piena di misericordia, tenerezza e solidarietà. Una vera sorpresa dello Spirito che guarda oltre le beghe ecclesiastiche.
Esperta di studi neo-aramaici, da alcuni anni è impegnata in prima linea a combattere il genocidio culturale messo in atto dall’Isis. Con un obiettivo: formare una nuova élite libera da ideologie politiche e in grado di costruire una società più giusta.
Il nostro mare è tornato prepotentemente alla ribalta ponendosi all’attenzione della politica internazionale. Ma non c’è accordo sulla natura delle minacce politiche e militari cui far fronte. La difficile ricerca di un equilibrio tra solidarietà, sicurezza e paura.
Perfino negli anni duri del regime castrista, i rapporti dell’Avana con il Vaticano non sono mai cessati. Come mostrano la visita di monsignor Casaroli, i viaggi di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI e, da ultimo, il ruolo di Papa Francesco nel disgelo con gli Usa.
Sempre più imprese multinazionali e associazioni di lavoratori sottoscrivono Accordi quadro internazionali. Qual è la loro effettiva ricaduta? Siamo di fronte a una nuova forma di “internazionalismo sindacale”? Le questioni aperte di una realtà emergente.
C’è la tendenza a giudicare positivamente la portata innovativa di queste pratiche di produzione e scambio. Il rischio è la sostituzione dei tradizionali soggetti economici di intermediazione con attori che hanno il pieno controllo delle piattaforme.
Disintermediazione e precarietà, mondializzazione e inadeguatezza delle élite: al di là degli stereotipi, le trasformazioni della società nascondono anche nuove opportunità. Che i giovani potranno cogliere se si insegnerà loro una “filosofia del fare”.
Il XXI secolo dei droni convive con l’XI secolo delle crociate. Come estrarre, allora, il “senso comune” del tempo presente, in questo suo dislocato scomporsi? Come costruire un modus vivendi che si fondi su una visione delle “pari compatibilità”?
Sta progressivamente prendendo piede in sede politica e nel sentire comune un’idea di formazione che privilegia saperi con ricadute economiche immediate. Una deriva utilitaristica che può tradursi in un ulteriore indebolimento etico delle nuove generazioni.
Tutti i racconti céliniani convergono verso un luogo di massacro o di morte. Ed è nella guerra che l’irruzione apocalittica della violenza e della morte raggiunge e supera l’intensità di un Goya o di un Bosch. Il delirio dell’antisemitismo.
Dal piatto di lenticchie del racconto biblico su Esaù e Giacobbe al rapporto tra fame e salvezza descritto da grandi pensatori come Emmanuel Lévinas e Martin Buber. Prevale una logica in cui non è più possibile mangiare senza dar da mangiare.
Accanto alla diffusione di sostanze in grado di incrementare le prestazioni cognitive, diventa più concreta l’ipotesi di farmaci che rendano realizzabile un potenziamento morale. È davvero possibile agire sul cervello in tal modo? Che scenari si aprono?
Rispetto alle analisi di Charles Taylor, Hans Joas e José Casanova sulla secolarizzazione come opportunità, occorre individuare terapie efficaci e non consolatorie. A partire da un nuovo modo di considerare il rapporto fra universale e particolare.
Da Giovanni Papini a Sergio Quinzio, da Morris West a Jan Dobraczyński fino ad autori più recenti, il mito della fine dei tempi è spesso legato nelle opere narrative e nei racconti fantastici alla figura di un pontefice dell’apocalisse.
Se in ambito accademico anglosassone queste forme di appartenenza godono di un’attenzione sistematica, nel nostro Paese sono praticamente inesplorate. Ma meriterebbero una considerazione diversa poiché dicono molto del nostro contesto sociale e politico.
Resta un mestiere poco noto al di fuori delle cerchie degli addetti ai lavori. Ma chi progetta quel che vediamo sul teleschermo, oltre ad avere una parte centrale nei processi produttivi dell’entertainment, incarna una declinazione alternativa di creatività.
Ha iniziato prestissimo a mettere su carta i suoi pensieri e a pubblicare ancora ventenne. Da allora non ha più smesso dando alla luce un romanzo all’anno per rendere più sopportabile la vita e toccare con mano il mistero che si cela in ogni essere umano.
La letteratura per l’infanzia nel nostro tempo è in larga parte insignificante: pubblicizzata e descritta come oggetto di consumo, è diventata inoffensiva e scontata. Tornare a Jules Verne e al Capitano Nemo per lottare contro la disumanità del nostro tempo.
Un secolo fa si consumava l’ultimo atto della persecuzione scatenata dai turchi verso le minoranze cristiane dell’impero: armeni, greci e siriaci. Dopo il genocidio armeno del 1915 e la fine della prima guerra mondiale, la città venne messa a ferro e fuoco.