News scritte da Roberto Righetto
Roberto Righetto
Roberto Righetto ha diretto le pagine culturali di “Avvenire” dal 1988 al 2016. Attualmente è coordinatore della rivista “Vita e Pensiero”. Fra gli ultìmi suoi libri, entrambi del 2020, "Parole oltre. I libri che i cattolici devono leggere" (Edizioni dell’Asino) e "Venti maestri del secolo breve" (Jaca Book).
Una serie tv in cui si racconta il peso crescente del "politicamente corretto" merita attenzione, senza ridurre il problema a uno scontro tra conservatori e progressisti.
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Negli ultimi decenni la Biennale di Venezia è diventata una sorta di "circo", dove va in scena il sistema economico dell'arte contemporanea, tra mercato e globalizzazione. Una provocazione, che è invito a riflettere sullo sguardo dell'arte.
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Una situazione di crisi spaventosa dovuta a mancanza di visione e progettazione oltre che di incapacità manageriale. Troppa autoreferenzialità e presunzione hanno impedito di far fronte ai cambiamenti tecnologici. Una sfida che la Chiesa italiana non può non fare propria per rianimare la cultura religiosa del nostro Paese, senza privilegiare solo i nuovi media.
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Anche Bauman, morto il 9 gennaio, era ad Assisi a settembre per l'incontro con papa Francesco. Su "Vita e Pensiero" così scrisse il filosofo: "un dialogo degno del nome richiede la disponibilità a dialogare non solo con chi è d’accordo con noi. Non è a queste forme molto comuni di finto dialogo che Francesco guarda”.
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“In Iraq una crudeltà che fa piangere”: così papa Francesco all’Angelus del 23 ottobre. Parole dedicate a Mosul, rivolte alla sorte dei cristiani ma non solo. Invitiamo allora a rileggere alcuni articoli usciti sul tema su “Vita e Pensiero”. Come quello di Philip Jenkins "Chiese d’Oriente, crepuscolo inevitabile?".
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Perché non riesce alla Turchia, dopo più di cent’anni, di fare i conti col passato attraverso un serio atto di contrizione, come la Germania dopo il 1945? Solo una questione di orgoglio nazionale, come se un passato oscuramente colpevole potesse macchiare l’onorabilità della nazione di oggi? E’ passato un secolo dalla tragedia che colpì gli armeni ma la ferita della strage sanguina come se fosse appena avvenuta. Nei giorni scorsi papa Francesco si è recato per tre giorni in quello che fu il primo Paese a dichiararsi cristiano. Un Papa che, ricordiamo, non ebbe alcun problema un anno fa, ricordando le vicende del 1915, a parlare di “genocidio”.
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"L'assenza di donne nelle sfere decisionali della Chiesa come uno scandalo nella società contemporanea di cui non si vede una significativa inversione di tendenza”. Così scriveva due anni fa Lucetta Scaraffia su "VIta e pensiero". Quasi rispondendo a queste sollecitazioni, il Pontefice ha ipotizzato che una donna possa dirigere un dicastero vaticano.
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Il nostro Paese ha fatto davvero i conti con il proprio passato sulla dolorosa pagina del terrorismo? Il Giorno della memoria delle vittime del terrorismo, che si celebra lunedì 9 maggio, è l’occasione per rivisitare alcuni articoli sulla memoria condivisa e sulla riconciliazione che i nostri concittadini hanno saputo o meno far proprie. Dall'analisi dello storico Agostino Giovagnoli alle parole di Mario Calabresi sul perdono all'excursus letterario di Ermanno Paccagnini.
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Dopo le forti parole di Papa Francesco all’isola di Lesbo sui profughi che bussano alle porte dell’Europa, vale la pena richiamare alcune parole del filosofo francese Paul Ricoeur: "Le misure prese su scala europea troppo spesso smentiscono la tradizione di asilo e protezione dei diritti e delle libertà della persona”.

Così diceva Rigoni Stern a Eraldo Affinati su "Vita e pensiero" nel 2008: “Abbiamo guadagnato un’Europa senza confini che ci dobbiamo ancora meritare, dal Mediterraneo al Baltico. Se andiamo a zappare nei millenni, ci scopriremo figli del Centro Africa: dirci siciliani o padani è ridicolo. Al mondo siamo tutti compaesani”.
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