Carlo, apprendista monarca

Chissà se l’8 settembre scorso, mentre raggiungeva in tutta fretta la residenza di Balmoral, il futuro Carlo III abbia ripensato alle parole pronunciate più di cinquant’anni prima durante la controversa cerimonia di investitura a Principe di Galles. Era il 1° luglio del 1969 e cinquecento milioni di persone in tutto il mondo guardarono in televisione il giovane che, nella splendida cornice del castello di Caernarfon, veniva ufficialmente incoronato dalla madre e designato suo erede ufficiale. Parlando in gallese – faticosamente imparato nelle settimane precedenti durante un semestre all’Università di Aberystwyth – Carlo esplicitò la speranza di poter offrire “col tempo” il proprio contributo alla vita del paese.
Per lunghi decenni, però, il tempo di Carlo è sembrato non arrivare mai, non soltanto per la longevità di Elisabetta II ma anche per le voci insistenti e dissacratorie che auspicavano una sua abdicazione in favore del figlio William. La serie televisiva “The Crown” ha calcato la mano sulla presunta insofferenza del principe per l’interminabile attesa cui è stato sottoposto; un’attesa definita insostenibile dal primogenito della regina Vittoria, il futuro Edoardo VII, che trovò conforto all’inattività politica nelle braccia di numerose amanti, tra cui – ironia della sorte – la bisnonna dell’attuale Regina Consorte.
Carlo eterno erede, dunque. Un principe in panchina, offuscato dal risentimento per una madre che non ha voluto lasciargli spazio a tempo debito, come vuole la vulgata televisiva? Non proprio, anzi. Nel lungo periodo trascorso come Principe di Galles il ruolo istituzionale di Carlo è stato spesso oscurato dalle ben note vicende personali, eppure la formazione dell’attuale monarca e le molteplici attività portate avanti in questi anni hanno contribuito a farne un personaggio eclettico e competente, rendendolo oggi uno dei Capi di Stato più preparati ad affrontare le sfide politiche e sociali che il Regno Unito e il Commonwealth stanno attraversando.
La formazione del monarca più anziano al momento dell’ascesa al trono si differenziò fin da subito da quella dei suoi predecessori: niente istitutori privati a palazzo – come per la regina Elisabetta, sempre sola, sotto la guida del vice-prevosto di Eton – bensì una vera scuola a Londra e poi un collegio a un paio d’ore dalla capitale, entrambi esclusivamente maschili secondo i dettami dell’epoca. A tredici anni, tuttavia, per risoluta imposizione del padre, Carlo viene spedito in Scozia per affrontare i rigori di Gordonstoun, un collegio fondato da un innovativo educatore tedesco di origine ebraica; l’esperienza – a metà tra l’addestramento militare e il campo scout – lascerà il segno sul sensibile principe che, nel frattempo, trascorre anche sei mesi in Australia. A seguire, è il primo membro della famiglia reale a iscriversi all’università e a laurearsi: al Trinity College di Cambridge Carlo studia archeologia, antropologia e storia. Il divertimento maggiore, tuttavia, è sul palcoscenico; fa parte di una compagnia teatrale e si diletta in alcuni spettacoli amatoriali oltre a suonare diversi strumenti musicali e a praticare svariati sport. Terminata l’istruzione formale, segue quella militare: prima nella Royal Air Force – presta servizio come paracadutista nonché pilota di elicotteri e jet – e poi nella Marina.
In parallelo ci sono i viaggi, le visite, gli incontri con le personalità più rilevanti del paese e del Commonwealth – circa 500 ogni anno, più di 10.000 negli ultimi dieci anni – la creazione del Prince’s Trust, una charity dedicata al supporto dei giovani fuori dal mondo del lavoro o dell’istruzione, nonché il patrocinio alle oltre 400 organizzazioni di beneficenza e, infine, l’oculata gestione del Ducato di Cornovaglia, che ogni anno frutta al principe più di 20 milioni di sterline di ricavi, reinvestiti in attività assistenziali.
Se per l’opinione pubblica italiana – da sempre morbosamente interessata alle vicende sentimentali di casa Windsor – Carlo è solo il principe del triangolo amoroso con Diana Spencer e Camilla Shand, la realtà istituzionale è invece piuttosto diversa. L’attuale monarca ha le idee molto chiare in termini di sostenibilità ambientale – per le sue precoci opinioni in materia di cambiamento climatico la stampa lo dipinse come un eccentrico “abbraccia alberi” – di efficienza economica (sono previsti tagli in quasi tutti i dipartimenti della Royal Household) e di multiculturalismo; gli anni di incontri lo hanno reso attento alle diverse sensibilità, anche religiose, dei paesi che si identificano ancora nella Monarchia britannica. Una Monarchia che, nei piani del re, deve essere sempre più snella, parsimoniosa ed inclusiva, per poter affrontare le spinte autonomiste interne e le istanze repubblicane.
Il motto di Gordonstoun recita Plus est en vous: niente di più vero per Carlo III.
Valentina Villa
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