Schola Dei o schola DEI? A lezione da san Benedetto

Nel suo prologo alla Santa Regola, scritta alla fine del V secolo e destinata a diventare, all’insaputa del suo autore, il documento principale per lo sviluppo della civiltà europea, san Benedetto chiama il monastero – termine ai suoi tempi ancora detentore di un potenziale attraente – dominici schola servitii. Questa frase solitamente è resa come “scuola del servizio del Signore”, evocando l’immagine di un vecchio monaco barbuto in cattedra che conduce i novizi attraverso l’Abc della vita ascetica. L’associazione non è del tutto falsa, ma inadeguata. Una schola nell’antichità latina non era un’istituzione molto simile a quella che noi oggi consideriamo “scuola”. Un qualcosa del significato antico si conservava nell’italiano.
Chi ha visitato Venezia conosce la Scuola di San Rocco o di San Teodoro. Le scuole veneziane erano associazioni laiche che a volte somigliavano a corporazioni, altre volte a club di stranieri, microsocietà inserite nella cornice della Repubblica, che fornivano ai loro membri assistenza, una rete sociale e supporto professionale. Si pensi anche ai pittori del Rinascimento i cui allievi producevano opere sotto le loro istruzioni, tele che i curatori ora attribuiscono alla “Scuola di Michelangelo” o alla “Scuola di Tiziano”. Queste esemplificazioni ci aiutano a comprendere il progetto benedettino nei suoi termini.
La schola di cui parla Benedetto è un luogo in cui si impartisce la conoscenza, certo; ma ancor più essenzialmente è un luogo di iniziativa in cui si crea qualcosa di nuovo. Questo qualcosa è un modello innovativo di comunità che riunisce liberamente degli uomini per mezzo di un patto di vita e un obiettivo chiaro. Infatti, si noti: Benedetto sottolinea che la sua Regola è per la «forte razza dei cenobiti», cioè per persone decise a promuovere l’unità, a costo delle loro preferenze o comodità. La parola “cenobita” deriva dal greco, ed è costituita da due elementi: l’aggettivo κοινός, che significa “comune”, nel senso di “condiviso”, e βίος, che significa “vita”, come nel termine “biologia”, il discorso sulle cose viventi. Nel primo capitolo della Regola, Benedetto paragona i cenobiti ad altri tre tipi di monaci. Li consideriamo brevemente.
Scarica e leggi l'articolo completo.
|
||||||||||
Gratis
|