Repole: Riflessioni sulla Chiesa del futuro

Come sarà la Chiesa fra dieci, venti, trent’anni? Come dobbiamo ragionare di fronte ai numeri della partecipazione religiosa in forte calo o alla notizia di intere parrocchie che vengono cancellate? Per rispondere a queste domande parto da lontano, dall’inizio della vicenda cristiana. Che cosa avvenne all’inizio? Un evento storico nel popolo d’Israele, che aveva la coscienza di essere l’eletto da Dio. Nacque Gesù e con la sua vita annunciò il Regno di Dio, cioè la vicinanza di Dio in mezzo al suo popolo. Gesù raccolse attorno a questo Dio “vicino” le persone che aderivano al suo Vangelo. È molto interessante: gli studi recenti ci fanno vedere che Gesù non si rivolgeva a tutti indistintamente, ma agli israeliti, alle pecore perdute della Casa d’Israele. A coloro che nel popolo d’Israele accolsero il Vangelo di Gesù e credettero in lui, la morte e la resurrezione del Maestro diede la consapevolezza che Dio, appunto, si era fatto “vicino”.
La morte e la resurrezione di Gesù diedero consapevolezza che l’unifi cazione dell’umanità in Cristo non poteva essere riservata soltanto ai giudei, ma doveva essere aperta anche ai pagani. Non fu un passaggio facile: gli Atti degli Apostoli documentano che su questo punto ci fu grande travaglio. Il primo Concilio, quello di Gerusalemme, esaminò questa precisa questione: si può accogliere i pagani? Coloro che tra i giudei e tra i pagani aderirono a Gesù, credendo che fosse il fi glio di Dio, decisero di porre la propria vita nella vita di Cristo morto e risorto. Erano una minoranza rispetto alla stragrande maggioranza, che era fatta di pagani. Insomma, la Chiesa non nacque potendo contare sull’appartenenza di tutti. Non nacque neppure con il consenso di tutti. Noi oggi, quando pensiamo alla Chiesa moderna, dobbiamo ricordare questo aspetto fondamentale, perché la Chiesa è sempre la stessa, la medesima Chiesa di duemila anni fa. Se così non fosse, vorrebbe dire che abbiamo smarrito ciò che ci fa essere Chiesa: Gesù Cristo morto e risorto.
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La morte e la resurrezione di Gesù diedero consapevolezza che l’unifi cazione dell’umanità in Cristo non poteva essere riservata soltanto ai giudei, ma doveva essere aperta anche ai pagani. Non fu un passaggio facile: gli Atti degli Apostoli documentano che su questo punto ci fu grande travaglio. Il primo Concilio, quello di Gerusalemme, esaminò questa precisa questione: si può accogliere i pagani? Coloro che tra i giudei e tra i pagani aderirono a Gesù, credendo che fosse il fi glio di Dio, decisero di porre la propria vita nella vita di Cristo morto e risorto. Erano una minoranza rispetto alla stragrande maggioranza, che era fatta di pagani. Insomma, la Chiesa non nacque potendo contare sull’appartenenza di tutti. Non nacque neppure con il consenso di tutti. Noi oggi, quando pensiamo alla Chiesa moderna, dobbiamo ricordare questo aspetto fondamentale, perché la Chiesa è sempre la stessa, la medesima Chiesa di duemila anni fa. Se così non fosse, vorrebbe dire che abbiamo smarrito ciò che ci fa essere Chiesa: Gesù Cristo morto e risorto.
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