fbevnts Sanremo: vecchi e giovani professionisti a confronto

Sanremo: vecchi e giovani professionisti a confronto

15.02.2025
di Luca Monti

Con 1487 accreditati tra la Sala Stampa dell’Ariston Roof e la Sala “Lucio Dalla” al Palafiori, il 75° Festival di Sanremo si conferma come uno dei momenti più intensi per il mondo dell’informazione, con una copertura che non si limita all’Italia (44 sono le testate estere presenti, tra cui 20 radio e 4 televisioni).

Tra questi professionisti ci sono ovviamente anche moltissimi giovani. Per un aspirante giornalista o appassionato di musica, seguire il festival non è solo un'opportunità professionale, ma anche un'esperienza di crescita personale, un esercizio di osservazione e analisi del mondo dello spettacolo e della comunicazione. Partecipare a Sanremo da inviato consente di entrare in contatto diretto con il mondo del giornalismo musicale e televisivo, un ambiente complesso e stratificato. Da un lato, ci sono i professionisti della carta stampata, esperti con anni di esperienza, visibilmente più a loro agio in alberghi, ristoranti prenotati e pagati, parcheggi, auto a noleggio e dall’altro una nuova generazione di giornalisti digitali, che seguono il festival con modalità più immediate e interattive, attraverso blog, social media e piattaforme online, seduti sui gradini di una chiesa, nei bar, nelle sale del Palafiori, piccola fiera. Questa convivenza tra “vecchio” e “nuovo” giornalismo offre una prospettiva interessante sul cambiamento del settore e sull’evoluzione della comunicazione.

Discutendo con gli studenti delle università e delle scuole di giornalismo, si osserva una progressiva disintermediazione della critica. Per i giovani, le questioni di ragionamento tendono a scomparire a favore di una comunicazione sempre più visuale. TikTok, ormai percepito come superato, viene progressivamente abbandonato in favore di contenuti visivi accattivanti, spesso ammiccanti o satirici, con una forte componente parodica. L’attenzione viene catturata attraverso immagini e video per poi indirizzare gli utenti verso blog e spazi di commento più articolati. A dominare il panorama della discussione sono i gruppi su WhatsApp e Telegram; sono in via di dismissione i tweet, che sopravvivono per i vecchi giornalisti. La vecchia guardia scrive, carta e penna, i ragazzi ci mettono un decimo del tempo per fare e postare una fotostoria, mixano live in pochi secondi, macinano critiche, satira e immagine grafica. Si direbbe che Elon Musk vince coi più agee, ma se parliamo di nuove generazioni la scrittura e la riflessione sono tramontate, meglio mini blog creati anche ad hoc, incandescenti e dopo poche ore raggelati e spenti, ma dove le community si ritrovano e interagiscono in modo sempre più diretto.

Per un giovane, trovarsi immerso in questo contesto significa allenarsi all’improvvisazione, affinare la capacità di analisi e imparare a destreggiarsi tra interviste, conferenze stampa e aggiornamenti in tempo reale. Sanremo diventa così un laboratorio di giornalismo dove sperimentare e osservare da vicino i meccanismi del settore.

In sala stampa il consenso è comunque unanime nei confronti dei cantautori, così come per figure ibride come Simone Cristicchi, che si definisce “cantattore”. Questi artisti risultano più solidi, leggeri ma non superficiali, e affrontano il Festival con maggiore serenità, senza la necessità di dimostrare qualcosa a tutti i costi. Sorridono, considerano Sanremo come un tassello del loro percorso artistico e non un punto d'arrivo. Al contrario, i giovanissimi – Gaia, Clara, Settembre, Rkomi, Irama – sembrano ancora immersi in una dimensione di eterna adolescenza, caratterizzata da un giovanilismo spontaneo e talvolta ingenuo. Totalmente diverso è l'atteggiamento di Lucio Corsi, che nelle interviste parla di vita vissuta, così come risulta più stimolante ascoltare artisti del calibro di Giorgia o Marcella Bella, il cui lungo percorso tra palcoscenico e quotidianità arricchisce il dialogo con contenuti più profondi.

I giornalisti più giovani tendono a quesiti semplici, cercando di collocare i cantanti all'interno di un orizzonte di appartenenza. È evidente il tentativo di includere – o meno – questi nuovi artisti in una sorta di “pantheon generazionale”, come se fossero campioni di vita a cui ispirarsi. Questo emerge chiaramente dalle domande poste: “Sei con noi o sei distante?” Non si tratta tanto di una divisione tra vecchie e nuove generazioni, quanto piuttosto di una questione di autenticità: “Sei una persona reale o sei solo un prodotto di marketing? Questo diventa il principale interrogativo, più ancora delle classiche domande su gusti personali, percorsi di studio o ricordi d’infanzia, che pure restano ricorrenti. Poi si accalcano tutti all’uscita del big che rilascia le dic, cioè le dichiarazioni standard “un saluto da a” e una foto esclusiva. Carlo Conti, dal canto suo, riesce ad alleggerire il clima e a smontare eventuali polemiche. Con la sua naturale modestia, intesa nel senso più alto del termine, sa stare al proprio posto e accompagnare il pubblico in un'atmosfera più distesa. Il suo Festival non è una discoteca, ma un club accogliente, dove si può ascoltare, rilassarsi e cantare.

Guardando questa edizione, in sala stampa, Giorgia ha intonato La sera dei miracoli dichiarando apertamente che si è ispirata a Dalla, smorzando la domandina scomoda su un possibile plagio, lo stesso per Brunori con Rimmel di Francesco De Gregori; è stato valorizzato il confronto tra cantautorato e pop, con le esibizioni di Lucio Corsi, che ci ha regalato una ballata divertente come omaggio, la storia di Francois Delacroix, Olly fuori dal suo hotel canta con una marea di ragazzi, Serena Brancale in sala stampa intona canzoni pugliesi che sembrano rumbe nordafricane. Da qui sono favoritissimi Giorgia e Simone Cristicchi, poi, più si ascolta, più convincono Achille Lauro e Fedez…

Sanremo non è solo uno spettacolo, ma un esercizio di crescita per chi lavora nel mondo della musica, del giornalismo e della televisione. È una macchina complessa che muove economie, crea opportunità e definisce le tendenze musicali dell’anno. Seguirlo con occhio critico e attento permette di cogliere le sfumature di un evento che continua a evolversi, tra tradizione e innovazione. Sanremo, piaccia o meno, rimane un pezzo di italianità, un appuntamento che ogni anno si rinnova e che, in un modo o nell’altro, continua a far parte della nostra storia collettiva.

Luca Monti

Luca Monti è docente e coordinatore del Master MEC dell’Università Cattolica e da dieci edizioni segue gli studenti dell’Ateneo che partecipano al Festival nel corso del loro percorso formativo per diventare giornalisti.

Guarda tutti gli articoli scritti da Luca Monti
 

Array
(
    [acquista_oltre_giacenza] => 1
    [can_checkout_only_logged] => 0
    [codice_fiscale_obbligatorio] => 1
    [coming_soon] => 0
    [disabilita_inserimento_ordini_backend] => 0
    [fattura_obbligatoria] => 1
    [fuori_servizio] => 0
    [has_login] => 1
    [has_messaggi_ordine] => 1
    [has_registrazione] => 1
    [homepage_genere] => 0
    [homepage_keyword] => 0
    [insert_partecipanti_corso] => 0
    [is_login_obbligatoria] => 0
    [is_ordine_modificabile] => 1
    [libro_sospeso] => 0
    [moderazione_commenti] => 0
    [mostra_commenti_articoli] => 0
    [mostra_commenti_libri] => 0
    [multispedizione] => 0
    [pagamento_disattivo] => 0
    [reminder_carrello] => 0
    [sconto_tipologia_utente] => carrello
    [scontrino] => 0
    [seleziona_metodo_pagamento] => 1
    [seleziona_metodo_spedizione] => 1
)

Ultimo fascicolo

Anno: 2025 - n. 3

Iscriviti a VP Plus+

* campi obbligatori

In evidenza

Hiroshima e Nagasaki: la bomba ci inquieta ancora
Formato: Articolo | VITA E PENSIERO - 2025 - 3
Anno: 2025
È stato uno degli eventi più controversi del XX secolo ma di cui spesso si è persa la memoria. Ottant’anni dopo, alcune riflessioni sul significato di un atto di sterminio che ha segnato la fi ne della Seconda guerra mondiale ma anche l’inizio dell’era atomica.
Gratis

Inserire il codice per attivare il servizio.