Campi, Cartocci, Pombeni: Un’onda populista travolgerà l’Europa?
Un’onda populista travolgerà l’Europa?
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autori: | Alessandro Campi, Roberto Cartocci, Paolo Pombeni |
formato: | Articolo |
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Nel Continente i consensi delle formazioni “neo-populiste” ed “euro-scettiche” sembrano in travolgente ascesa. E torna a farsi sentire in modo prepotente il richiamo delle “vecchie” patrie. Siamo di fronte a un revival nazionalista? Si tratta solo di protesta?
È convincimento diffuso, sostenuto da sondaggi e rilevazioni, che le prossime elezioni
europee faranno registrare una significativa avanzata di partiti e movimenti ostili all’euro
e, più in generale, al modello politico-istituzionale dell’Unione Europea così come si
è costruito nel corso degli ultimi due decenni. Da mesi si susseguono messe in guardia nei confronti di un’ondata “populista” che potrebbe modificare in modo significativo gli storici equilibri esistenti all’interno del Parlamento europeo: le due grandi famiglie dei popolari e dei socialisti, che continuano a mantenere una chiara ispirazione europeista e che hanno sempre potuto contare su una vasta maggioranza di seggi, a partire dal prossimo mese di maggio rischiano di dover fare i conti con un fronte molto agguerrito di formazioni e gruppi che vedono
nella burocrazia di Bruxelles e nelle “direttive” ai governi nazionali una minaccia per la libertà e per il benessere dei cittadini.
Si tratta di un fronte la cui unica debolezza rischia di essere rappresentata dalla sua eterogeneità dal punto di vista ideologico e degli obiettivi perseguiti: dovrebbe infatti comprendere, stando alle previsioni,
partiti d’estrema destra e di sinistra radicale, formazioni di stampo etno-regionalista e movimenti nazionalisti in senso classico, partiti che predicano un liberismo estremo e altri che invocano un maggior intervento dello Stato nelle attività economiche, formazioni che chiedono l’abolizione dell’euro e il ritorno alle divise nazionali e altre che vorrebbero la soppressione pura e semplice della stessa Unione Europea, gruppi con una chiara ispirazione xenofoba, che lamentano il rischio di un’invasione islamica del Continente e la scomparsa delle sue tradizioni culturali, e altri che si battono soprattutto contro lo strapotere delle banche e della finanza. Un simile coacervo di forze probabilmente non riuscirebbe a dare vita a un blocco politico-parlamentare unitario, a creare cioè un terzo polo, ma ciò non toglie che tutte insieme potrebbero comunque condizionare i lavori e le scelte della futura assemblea e bloccare (o ritardare) la riforma delle istituzioni comunitarie.
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È convincimento diffuso, sostenuto da sondaggi e rilevazioni, che le prossime elezioni
europee faranno registrare una significativa avanzata di partiti e movimenti ostili all’euro
e, più in generale, al modello politico-istituzionale dell’Unione Europea così come si
è costruito nel corso degli ultimi due decenni. Da mesi si susseguono messe in guardia nei confronti di un’ondata “populista” che potrebbe modificare in modo significativo gli storici equilibri esistenti all’interno del Parlamento europeo: le due grandi famiglie dei popolari e dei socialisti, che continuano a mantenere una chiara ispirazione europeista e che hanno sempre potuto contare su una vasta maggioranza di seggi, a partire dal prossimo mese di maggio rischiano di dover fare i conti con un fronte molto agguerrito di formazioni e gruppi che vedono
nella burocrazia di Bruxelles e nelle “direttive” ai governi nazionali una minaccia per la libertà e per il benessere dei cittadini.
Si tratta di un fronte la cui unica debolezza rischia di essere rappresentata dalla sua eterogeneità dal punto di vista ideologico e degli obiettivi perseguiti: dovrebbe infatti comprendere, stando alle previsioni,
partiti d’estrema destra e di sinistra radicale, formazioni di stampo etno-regionalista e movimenti nazionalisti in senso classico, partiti che predicano un liberismo estremo e altri che invocano un maggior intervento dello Stato nelle attività economiche, formazioni che chiedono l’abolizione dell’euro e il ritorno alle divise nazionali e altre che vorrebbero la soppressione pura e semplice della stessa Unione Europea, gruppi con una chiara ispirazione xenofoba, che lamentano il rischio di un’invasione islamica del Continente e la scomparsa delle sue tradizioni culturali, e altri che si battono soprattutto contro lo strapotere delle banche e della finanza. Un simile coacervo di forze probabilmente non riuscirebbe a dare vita a un blocco politico-parlamentare unitario, a creare cioè un terzo polo, ma ciò non toglie che tutte insieme potrebbero comunque condizionare i lavori e le scelte della futura assemblea e bloccare (o ritardare) la riforma delle istituzioni comunitarie.
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