Fra talent show e major: chi salverà la musica italiana
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La famosa produttrice discografica dice la sua sullo stato di crisi in cui versa il mercato nazionale, in condizioni drammatiche rispetto a quello estero. Colpa di un mancato interesse generale per il settore e di una scarsa apertura all’innovazione.
Quando andavo ancora a scuola consideravo i professori responsabili del mio mancato interesse per lo studio. Ma, crescendo, ho cominciato a pensarla diversamente: ho capito che a volte è più facile accettare le cose quando la colpa non si attribuisce a se stessi. Nel 1959 mio padre mi suggerì di andare a lavorare a Milano, che allora offriva molte opportunità. Così ho lavorato prima in una ditta che produceva antiparassitari, poi in una che realizzava impianti antincendio. Un giorno sul «Corriere della Sera» lessi l’annuncio di una casa discografica che cercava una segretaria per l’ufficio stampa. Mi presentai per il colloquio e nel 1967 fui assunta.
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