Dopo l’invasione russa, che ha destabilizzato l’ordine mondiale sorto dopo il crollo del Muro di Berlino, come prendersi cura della pace? Il numero 2/2022 della rivista “Vita e Pensiero” ospita le riflessioni di Adriano Dell’Asta, Simona Beretta, Duccio Demetrio, Mariapia Veladiano per delineare un futuro che dev’essere costruito non solo dai potenti ma da ciascuno di noi. Fra gli altri articoli l’editoriale della filosofa franco-bulgara Julia Kristeva e un’analisi dello scrittore spagnolo Manuel de Prada sul rapporto fra letteratura moderna e religiosità. Compaiono poi alcuni articoli sul futuro del cristianesimo scritti da PierAngelo Sequeri, Armando Matteo, Roberto Cipriani e Gian Luca Potestà. La rubrica “L’intruso” è opera del regista ed attore Marco Paolini.
Lo scrittore russo profetizzò non solo l’orrore di lager e gulag, ma la nostra postmodernità globalizzata in cui tutto è permesso. Il mondo degli internauti che distrugge la lettura. Riscoprirlo signifi ca ritrovare il gusto della libertà di pensare.
Dopo l’invasione russa, che ha destabilizzato l’ordine mondiale sorto dopo il crollo del Muro di Berlino, come prendersi cura della pace? Ospitiamo quattro riflessioni per delineare un futuro che dev’essere costruito non solo dai potenti ma da ciascuno di noi.
La nostra Terra è in pericolo: una prosperità frugale dovrebbe essere all’ordine del giorno, combinando un’economia di risparmio delle risorse con stili di vita differenti in tutto il mondo. Un compito per la cui realizzazione ci vorrà una buona parte del secolo.
La deforestazione è dovuta alla crescente domanda di prodotti agricoli e di biocarburanti: 10 miliardi di ettari l’anno secondo la Fao. Gli strumenti messi in atto dai Paesi del Nord e del Sud del mondo per fermarla entro il 2030, come previsto da Cop26.
Una piaga di cui noi occidentali ci siamo dimenticati ma che non è solo oggetto di studio degli storici. Dal Sudan alla Mauritania, dal Senegal al Congo la pratica continua e riguarda soprattutto donne e bambini. L’abolizione della tratta è ancora una sfida.
Dall’analisi empirica non emerge alcuna relazione negativa tra crescita economica ed estensione dell’intervento pubblico. Anzi, le economie più aperte e globalizzate sono quelle in cui il ruolo dello Stato e della spesa pubblica è maggiore. Un dibattito che si riapre.
Oggi prevale un approccio ancora autoreferenziale: sono le società stesse a defi nire gli obiettivi, che siano la riduzione delle disparità di genere o l’incremento delle fonti energetiche pulite. Occorre un salto culturale, e molti investimenti.
Il rilancio di un umanesimo appassionato e creativo del sapere – nell’odierna congiuntura depressiva delle routines ecclesiali e civili – ha bisogno di una devozione di alto profilo e di solide affezioni. Appunti a proposito del Sacro Cuore fra storia e teologia.
Inutile negarlo: il cattolicesimo italiano ha perso la sua capacità d’attrazione. Siamo troppo legati alla mentalità del passato: il nostro Paese è decristianizzato. Dopo la pastorale della consolazione, è tempo di una pastorale dell’incrocio.
Due recenti indagini sulla religiosità in Italia attestano un calo dei credenti rispetto ai non credenti e ai dubbiosi. Ma sui valori di fondo, sulla vita e sulla morte, la religione – e la Chiesa cattolica in particolare – mantiene un ruolo ritenuto rilevante.
Il recente decreto vaticano che impone le cariche religiose a tempo ha l’intento di porsi come un fattore di democratizzazione e rivitalizzazione. Uno sguardo ai secoli precedenti che hanno caratterizzato la storia della Chiesa per capirne la logica.
Nel mondo contemporaneo per uno scrittore che esprime una visione cristiana della vita non è facile trovare spazio. Tantomeno successo. Perché prevalgono tre succedanei della letteratura (infantilizzata, frivola e cinica) che negano e rendono impossibile il dramma.
Cosa c’entrano Hegel e Jane Austen con i Pirqé Avot, i Detti dei rabbini? Una rilettura della modernità e dei suoi miti esagerati attraverso una delle espressioni più rilevanti della cultura ebraica. Una risposta alla pretesa di dominare il mondo.
Un cammino che cresce alla base e che è fatto di incontri, amicizie e iniziative editoriali. Dalla purifi cazione della memoria legata alla Shoà, ma non solo, all’insegnamento della religione a scuola, fino ai volumi dedicati all’Antico e al Nuovo Testamento.
Come si è visto in questi anni di pandemia, le città sono luoghi in perenne trasformazione. Per questo oggi non è più il tempo di messianiche figure come le archistar, ma di plasmatori di spazi e inventori di nuovi luoghi di vita: i placemaker.
L’annuncio dal tono profetico del fondatore di Facebook Mark Zuckerberg punta a una nuova fase del cambiamento digitale, in cui connettere in modo permanente “virtuale” e “reale”. Ma quanto c’è di nuovo? Una riflessione sul contesto culturale del metaverso.
Un esperimento sul romanzo Il fu Mattia Pascal ha rivelato senza ombra di dubbio che l’utilizzo del metodo Twitteratura danneggia in maniera rilevante e statisticamente signifi cativa la conoscenza e la comprensione da parte degli studenti.
Da Cappuccetto Rosso a Biancaneve, la furia del political correctness si è abbattuta sul mondo delle fiabe. Operazione grottesca: invece di correggerle e/o integrarle si provi a rileggerle con l’intelligenza che meritano. Perché la vita non è mai “corretta”.
L’ultimo caso è Midnight Mass: dall’horror alla fantascienza, l’immaginario seriale contemporaneo si nutre di religioso. Un filone che viene da lontano (Lost) ed è giunto anche in Italia (The young pope/The new pope e Il miracolo). Un’analisi del fenomeno.
Lo scrittore vicentino ha raccontato l’Italia e la Resistenza senza retorica, come Fenoglio. La sua ironia ci sarebbe servita negli anni della contestazione più delle profezie di Pasolini, che hanno pericolosamente segnato un’intera generazione.
La letteratura per l’infanzia nel nostro tempo è in larga parte insignificante: pubblicizzata e descritta come oggetto di consumo, è diventata inoffensiva e scontata. Tornare a Jules Verne e al Capitano Nemo per lottare contro la disumanità del nostro tempo.
Un secolo fa si consumava l’ultimo atto della persecuzione scatenata dai turchi verso le minoranze cristiane dell’impero: armeni, greci e siriaci. Dopo il genocidio armeno del 1915 e la fine della prima guerra mondiale, la città venne messa a ferro e fuoco.